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Scacco alle municipalizzate

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A tracciare la mappa di quello che può essere definito il «capitalismo pubblico locale» è Unioncamere che, per la prima volta, esaminando i bilanci depositati alle Camere di Commercio, ha scattato la fotografia al 2005 di un fenomeno sempre più diffuso in Italia, quello della partecipazione di Comuni, Regioni, Province e persino Comunità montane nelle società che gestiscono i servizi locali. Le aziende in cui si allunga la mano delle amministrazioni sono «tante e poco efficienti», frammentate e quindi non in grado di garantire gli investimenti necessari, rileva Unioncamere, e sono caratterizzate da un alto costo del lavoro e da un basso livello di produttività. L'opposto insomma delle caratteristiche che dovrebbe avere un'impresa moderna, capace di sfidare la concorrenza. La parte del leone la fanno le municipalizzate: 7.258 su 7.631 enti locali che hanno partecipazioni di controllo in aziende sono infatti Comuni. E mediamente ogni Comune è presente in più di 7 società. Moltissime sono le aziende che operano nei servizi (energia, trasporti, trattamento delle acque, rifiuti), quasi tutte al Nord (il 79% contro il 21% del Sud). Nelle regioni meridionali si trovano infatti anche le aziende meno produttive e soprattutto con i bilanci meno in ordine. In tre anni, rileva Unioncamere, la produttività è cresciuta in media del 10%, ma al Centro-Nord l'incremento è stato del 13%, al Sud di appena il 3,7%; mentre il costo del lavoro è aumentato al Centro-Nord del 3,9%, al Sud di ben il 10,7%. «Il primo dato preoccupante è che il numero tende ad aumentare», nel 2003 le imprese partecipate erano 4.600, ha spiegato il presidente di Unioncamere Andrea Mondello. Il secondo è che «all'aumento dei costi consegue un servizio di qualità molto modesta».

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