Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Eni più vicina all'inglese Burren

default_image

  • a
  • a
  • a

Sscaduto giovedì il primo termine per l'adesione all'opa del Cane a sei zampe su Burren Energy, ieri la società italiana ha annunciato di detenere il 77,42% del capitale. Una quota raggiunta in parte (52,52%) tramite le adesioni degli azionisti della società inglese che hanno sottoscritto l'offerta, parte attraverso l'acquisto diretto di un altro 24,9%. L'operazione, inoltre, non è più condizionata al raggiungimento del 90% del capitale, ma al 50% dei diritti di voto. Burren, che opera tra l'altro in Turkmenistan e in Congo, era da tempo nelle mire di Eni. La società italiana l'ha spuntata con un'offerta amichevole da 1,736 miliardi di sterline (2,426 miliardi di euro) presentata a dicembre sul 100% del capitale. Più complicato il nodo Kashagan, che ieri ha penalizzato il titolo in Borsa (Eni ha chiuso a -0,48%). Una fonte vicina ai negoziati, citata da Interfax, ha fatto sapere che il ministero dell'Energia kazako sta valutando di «sciogliere il progetto del Nord Caspio col consorzio Agip Kco», perché manca «un approccio unitario» da parte di tutti i membri del consorzio rispetto alle richiesta kazake. Tra Agip Kco e Astana è in atto da mesi un braccio di ferro. Il Kazakhstan ha giocato la carta ambientale, poi quella dei ritardi nell'avvio della produzione e dei maggiori costi, quindi quella della richiesta di risarcimenti. In più occasioni si è arrivati vicini a una soluzione, puntualmente rinviata. In realtà il Kazakhstan punta ad avere un peso maggiore nella partita. Lo stesso ministro dell'energia, Sauat Mynbayev, ha indicato un obiettivo: far salire la compagnia kazaka, Kamunaigaz, nel consorzio dall'8,33% al 16,8%. Per contro, gli altri membri - Eni, Exxon, Shell e Total, tutti con il 18,52%, ConocoPhilips al 9,26% e Inpex all'8,33% - dovrebbero cedere parte della propria quota. Astana sta inoltre cercando di ottenere una contropartita in denaro, che si aggirerebbe tra i 3 e i 4 miliardi di dollari. Scenario che non piace ad Exxon. Ed è proprio con la major Usa che, in questa fase, il governo kazako incontra le maggiori resistenze.

Dai blog