Nuovo picco del greggio, allarme Ue
Solo una fiammata, innescata dalla continua iniezione di dosi di speculazioni nel mercato. Intanto, però, anche se nella fase finale della giornata i prezzi hanno ripiegato a 99,18, si sono levate le prime voci di preoccupazione sugli effetti per l'economia e le tasche dei cittadini. Così è stato per l'Unione Europea che ha lanciato l'allarme crescita. «Se i prezzi del petrolio continueranno a crescere inevitabile sarà un impatto sulla crescita dell'economia europea» ha spiegato ieri Amelia Torres, portavoce del commissario Ue agli affari economici e monetari, Joaquin Almunia. Anche dall'altre parte dell'Atlantico però i timori non sono da meno. Tanto che oggi il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, ha messo in programma un incontro con il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, e con il segretario al Tesoro, Henry Paulson, per fare il punto sulla corsa record delle quotazioni e sullo scenario dell'economia. Bush preoccupato ha assicurato però che non verranno intaccate le riserve strategiche del Paese. Eppure è proprio dagli Usa che è arrivata la spinta ai rialzi, dopo i dati sulle scorte di greggio, che hanno mostrato un calo di 4 milioni di barili, contro le stime di una flessione di soli 840.000 barili. Inevitabili sono arrivate anche le prime stime sui prossimi possibili target per il prezzo del petrolio: se l'Agenzia Internazionale dell'Energia ha ipotizzato un rialzo a 150 dollari «in uno scenario di fortissima crescita in Cina e India», l'istituto economico tedesco Diw si è spinto ancora più in là: «nei prossimi cinque anni il prezzo del greggio arriverà a 150 dollari e in dieci anni a 200 dollari». Previsioni fosche anche dai consumatori: per il Codacons, il petrolio a 100 dollari significa una stangata da 450 euro all'anno per ogni famiglia. Più pesante il bilancio di Adusbef e Federconsumatori: «la ricaduta» sara di 480 euro. E mentre il ministro delle politiche agricole, Paolo De Castro assicura vigilanza sul costo dei carburanti per l'agricoltura, nulla di buono sulla tendenza arriva dalla Nigeria dove la guerriglia che attacca i pozzi e provoca impennate dei prezzi ha minacciato il «blocco del 100% dell'esportazione di greggio dalla Nigeria».