Alitalia, si allarga il fronte del no

Infondo, Alitalia sta fallendo e se una grossa compagnia straniera è disposta a salvarla rendendola funzionale e redditizia, la scelta che domani il Consiglio dei ministri dovrà cominciare a ponderare appare scontata. Lo stesso cda della compagnia, grazie al coraggio e all'oculatezza del suo presidente Maurizio Prato, ha optato su Air France- Klm per convolare a giuste nozze. Eppure la soluzione del rebus non appare così scontata. Il partito del Nord, composto da sindaci e amministratori locali, annuncia battaglia e scioperi per salvaguardare lo scalo di Malpensa a loro dire penalizzato dalle strategie della compagnia francese. E allora il governo prende tempo rinviando entro gennaio la decisione finale. Prodi fa sapere che esaminerà «non solo gli aspetti finanziari ed economici, ma anche quelli di influenza: la spinta o il freno nei confronti della società italiana» cioè «tenendo presente gli interessi della compagnia e dell'Italia». Mentre il vettore franco-olandese e l'esclusa ma non rassegnata AirOne (che partecipa con la finanziaria Ap Holding supportata da Intesa SanPaolo) promuovono i rispettivi piani industriali per rivitalizzare la disastrata Alitalia, il governo dovrà trovare una sintesi ma soprattutto un accordo al proprio interno, superando le divergenze che via via si sono manifestate nella maggioranza. Prodi, Padoa-Schioppa e Bersani vedono con favore Air France-Klm mentre D'Alema sarebbe più favorevole alla soluzione italiana. Soluzione per la quale si sono espressi apertamente il vice premier Rutelli, Di Pietro e Bianchi. Non solo. Il partito che sostiene la «soluzione all'italiana» annovera il presidente del Senato Marini e numero uno di Confindustria Montezemolo e gran parte del centrodestra. Spaccato anche il fronte sindacale: dall'associazione dei piloti Anpac e da quelle degli assistenti di volo Anpav e Avia c'è il sostegno pieno al progetto d'oltralpe. Resistenza alla soluzione Air France-Klm viene fatta da Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl e Sdl.