Euro super, Ue in allarme

Insomma se la supermoneta protegge le economie Ue dalle fiammate dei prezzi dei prodotti petroliferi e aiuta gli acquisti dei turisti italiani sulla Fifth Avenue di New York, non va bene a chi produce e porta le sue merci fuori dai confini nazionali. Ieri a uscire allo scoperto è stato il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, che insieme ai leader degli industriali francesi e tedeschi, ha deciso di inviare una lettera al presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, e ai ministri dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa, Christine Lagarde e Peer Steinbruck. Nella missiva i rappresentanti degli imprenditori europei hanno espresso la preoccupazione per il «pericolo di nuovi apprezzamenti dell'euro» e hanno esortato i governi chiamati in causa a «difendere l'interesse comune europeo» al tavolo con Stati Uniti, Giappone e Canada. «Per le industrie europee - hanno scritto Montezemolo e i colleghi europei - le fluttuazioni esageratamente rapide sui mercati dei cambi sono una fonte crescente di preoccupazione, con l'euro e le altre monete europee che hanno raggiunto negli ultimi mesi storici livelli record». Senza contare che «i persistenti squilibri nell'economia mondiale fanno prevedere il pericolo di ulteriori apprezzamenti delle monete europee, a fronte di un grande deficit esterno degli Stati Uniti e di un rigido regime monetario adottato in altre parti del mondo». Dito puntato, dunque, sull'eccessiva debolezza del dollaro e su uno yen su livelli chiaramente non in linea col buon andamento dell'economia giapponese. Per non parlare poi dello yuan, decisamente sottovalutato per favorire l'export delle imprese cinesi. Risultato: il supereuro sta finendo per danneggiare sempre più le imprese europee, soprattutto sul fronte delle esportazioni. Per Montezemolo e i leader della Confindustria francese e tedesca è dunque l'ora di agire. E «difendere l'interesse comune europeo» significa favorire la presa di «chiari impegni da parte del G7»: «Ridurre gli squilibri globali e allo stesso tempo preservare una forte crescita economica - hanno scritto i tre leader - richiede misure per attenuare le pressioni all'ingiù del dollaro, indurre le autorità cinesi a rivalutare in maniera significativa la propria moneta, lasciare che lo yen rifletta il notevole surplus dei propri conti e portare avanti le riforme per la competitività e per una più alta crescita della produttività in Europa».