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Eni, tempi lunghi per Kashagan

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Si tratta di un affare enorme: il gruppo italiano prevede di estrarre un milione e mezzo di barili di greggio al giorno al massimo del potenziale, nel 2015; un milione e duecentomila a partire dal 2010. La visita ufficiale di ieri del premier Romano Prodi, accompagnato dal ministro del Commercio estero Emma Bonino, al presidente kazako, Nursultan Nazarbayev, è servita a fare il punto sul negoziato. L'amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, crede in una soluzione positiva, anche se con tempi più lunghi del previsto. «La fine dell'anno mi sembra una data ragionevole per chiudere», ha detto il manager. «I tempi e le condizioni sono nelle mani del Kazakistan - ha detto Prodi - Ma credo che l'impostazione sia estremamente positiva. Credo che la soluzione verrà impostata e costruita in futuro da un lavoro proficuo di collaborazione», ha spiegato il premier al termine del colloquio con il presidente kazako, prospettando ottimisticamente un eventuale intervento del governo, ma solo di «benedizione e approvazione» dell'operazione. Una collaborazione su cui punta molto il governo italiano per risolvere positivamente il negoziato. Un metodo, appunto, che consenta di lavorare in un «clima proficuo che noi sosteniamo», ha aggiunto ancora Prodi. L'Eni, d'altra parte «è pronta a interagire e continuare una lunghissima e proficua collaborazione con il Kazakistan» perché sa come «si rispettano diritti e regole». La deadline per una soluzione amichevole della trattativa, prevista per il 22 ottobre, è destinata a slittare. La discussione deve ripartire dalle condizioni poste dal governo kazako. Nazarbayev ha ricordato quelle che sottostanno al contratto, dai tempi rapidi di produzione alla tutela ecologica, dall'utilizzo del gas al coinvolgimento delle imprese kazake e la cooperazione con l'azienda statale KazMunaiGas (attualmente all'8,33% del consorzio). Sullo sfondo la nuova legge sul petrolio e gas e sugli investimenti stranieri, che ha già avuto il via libera dei due rami del parlamento e che da ad Astana la possibilità di rescindere unilateralmente i contratti. La rinegoziazione del contratto deve fare i conti con le leggi dello stato, ha detto in poche parole Nazarbayev, ricordando come i nuovi conti presentati dall'Eni per l'avvio dell'estrazione abbiano fatto lievitare le spese previste di «100 miliardi di dollari e la prima estrazione al 2010», ha detto il presidente, e questo implica una perdita «di molti soldi nel programma di crescita del paese» Per il capo di Stato «se gli investitori violano il contratto firmato, il Kazakistan ha il diritto di agire secondo la legge kazaka».

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