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Un'asta per il controllo di Adr

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Nessun accordo sulla quota Macquarie. Si profila il duello all'ultimo rilancio

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A contendersi il controllo della società, infatti, saranno i due maggiori azionisti, Gemina (che detiene il 51% di Adr tramite Leonardo) e Macquarie (45%), secondo una procedura prevista dagli accordi parasociali. In caso di stallo nella gestione societaria, infatti, i soci si possono sfidare nella cosiddetta asta del cowboy che prevede la possibilità di offerte e rilanci successivi sulle rispettive partecipazioni. Tutto questo mentre si complicano i rapporti anche tra i soci stessi della holding milanese. Il patto di sindacato di Gemina ieri avrebbe messo in minoranza il presidente Cesare Romiti e manifestato l'intenzione di sfiduciare l'amministratore delegato Piergiorgio Romiti. Un malcontento che arriva nonostante i risultati confortanti approvati ieri dal board: Gemina ha registrato nel 2006 un utile netto di 117,4 milioni di euro, in decisa crescita rispetto agli 1,6 milioni del 2005. La proposta per il dividendo è di 0,1 euro per ciascuna azione ordinaria e di 0,12 euro per le risparmio. I dissidi tra i soci di Gemina sono legati alla diversa visione strategica su Fiumicino. I Romiti sono sempre stati a fianco degli australiani nella discussione sul piano industriale messo a punto dall'amministratore delegato Maurizio Basile. Sul fronte opposto gli altri azionisti, in particolare i Benetton e il fondo Clessidra di Claudio Sposito, che giudicano invece adeguato l'investimento di 2 miliardi previsto dal piano per il rilancio degli scali romani. Il patto di sindacato di Gemina ha chiesto comunque al cda di attivarsi per la soluzione della situazione di stallo con Macquarie. Il gruppo si prepara, in caso di mancato accordo, a lanciare una proposta di acquisto della quota in mano agli australiani. Secondo indiscrezioni ci sarebbero già state trattative avanzate: l'offerta di Gemina, però, è stata giudicata inadeguata dal fondo australiano che valuterebbe in 1,3 miliardi il valore della partecipazione. Secondo la nota diffusa dalla direzione del patto di sindacato di Gemina, se «non sarà raggiunto un accordo tra le parti, il gruppo Gemina avrà la facoltà di attivare la procedura di buy-out», prevista «dai patti parasociali in essere, che prevede offerte e rilanci successivi sulle rispettive partecipazioni in Adr». In pratica, ciascun socio, in caso di rifiuto dell'offerta avanzata dalla controparte, sarà obbligato a un rilancio. [email protected]

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