Sondaggio sui top manager europei

Ma per il 91% degli amministratori delegati europei, la Ue non si sta muovendo abbastanza rapidamente su questa strada. E gli imprenditori italiani si rivelano i più scettici sui vantaggi portati dall'Europa ai loro affari: il governo nazionale - dicono - può e deve fare di più per attuare le politiche Ue. A 50 anni dalla nascita dell'Europa e dopo anni di discussioni sull'Agenda di Lisbona in materia di sviluppo sostenibile, il mondo delle imprese dimostra fiducia nello sviluppo economico nell'area della Ue ma chiede maggior azione. Il 28% afferma che la Ue non abbia avuto un impatto positivo sui loro business, al contrario solo il 23% crede di aver ottenuto miglioramenti. È quanto emerge dalla prima indagine completa su «Cosa gli amministratori delegati chiedono alla Ue» condotta dalla società di consulenza strategica Roland Berger da ottobre 2006 a marzo a cui hanno risposto 430 amministratori delegati e direttori finanziari di undici Paesi (Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Olanda, Polonia, Portogallo, Spagna e Gran Bretagna) che guidano aziende leader con almeno 250 milioni di fatturato annuo. Meno burocrazia, maggiore semplificazione di standard e regole: i manager chiedono che gli Stati membri e Bruxelles implementino rapidamente e concretamente una legislazione fortemente in arretrato e sono impazienti che l'Ue abbia un ruolo guida per assicurare all'Europa uno sviluppo sostenibile tanto più che le buone prospettive economiche consentirebbero l'adozione di misure decisive. Per il 44% dei manager italiani e per il 37% dei britannici, l'Unione Europea non ha avuto un effetto positivo sulle performance aziendali economia@iltempo.it