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Unicredit fa utili record e prepara lo shopping

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La banca archivia il 2006 con profitti per 5,5 miliardi. L'ad Profumo vuole crescere ancora

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L'utile ha sfiorato i 5,5 miliardi di euro, il più alto della storia della banca guidata da Alessandro Profumo. Che deve averci preso gusto se, dopo quella tedesca, ha in mente di fare altre acquisizioni. Con un solo scontato obiettivo: creare valore. Niente di più facile che pensare anche a Capitalia se dalle trattative in corso fra Abn Amro e Barclays uscirà qualche opportunità per il gruppo milanese. A presentare conti ma anche e soprattutto le prospettive è stato ieri l'ad del gruppo di Piazza Cordusio a Londra agli analisti della City. Con i quali il feeling non deve essere mancato. Il profitto netto nel 2006 ha raggiunto quota 5.448 milioni di euro, in crescita del 61,3% sul 2005 (+57,1% a cambi e perimetro costanti) e un margine di intermediazione di 23.464 milioni (+12,5% e +10,1%), in linea con gli obiettivi del piano industriali. Numeri da record che non sono passati inosservati a Piazza Affari con un rialzo del titolo di quasi il 5% (+4,88% a 7,13 euro). A trarre profitto dalle ottime performance saranno tutti gli azionisti. Il Cda proporrà all'assemblea un dividendo di 0,24 euro per le azioni ordinarie (+9,1% rispetto allo scorso anno) e di 0,255 per le risparmio (+8,5%). Fin qui l'anno appena passato e già archiviato. Ma Profumo non sembra aver voglia di smettere la crescita del suo gruppo. E per armarsi di ulteriori munizioni finanziarie è pronto a chiedere il contributo agli azionisti. «Ai soci verrà chiesta una delega a un aumento di capitale così da avere la flessibilità necessaria - ha spiegato l'amministratore delegato Alessandro Profumo - per eventuali acquisizioni con un occhio in particolare all'Europa Centro Orientale». E non solo. Gli occhi sono anche messi sul mercato interno e in particolare su Capitalia. «Sono pronto a considerare qualunque acquisto che possa portare valore ai nostri azionisti, ma c'è da guardare ai prezzi e alle possibili sinergie - ha osservato il banchiere -. Tutto è in capo ad Abn e non c'è nulla al momento». «Non sono in grado di giudicare se l'acquisto di Capitalia potrebbe creare valore per soci di Unicredit - ha aggiunto -. Se l'ipotesi arriverà sul nostro tavolo potrò rispondere». Del resto, Profumo ha ricordato che per il risiko circolano le ipotesi più disparate, tanto che si era parlato anche di Unicredit come possibile partner di Abn Amro, oggi in trattative con Barclays. Escluso comunque un interesse di Piazza Cordusio per Antonveneta, altra attività italiana degli olandesi, accanto all'8,6% di Capitalia: «Se l'avessimo voluta a un certo prezzo - ha dichiarato - l'avremmo comprata in passato, non adesso». L'incontro londinese è servito inoltre per fare il punto sulle questioni aperte in Mediobanca e in Generali, dove Unicredit è azionista di peso. Alla vigilia del patto di Piazzetta Cuccia sulla riforma della governance, il banchiere si è detto «d'accordo su un reale sistema duale» che separi azionisti e manager e ha ricordato di voler restare nell'istituto «per questioni di portafoglio»: «money, non noblesse oblige», ha scherzato. Un passaggio è stato dedicato anche ad Alitalia. Caute le indicazioni dell'ad Profumo, in gara con la banca d'investimento del gruppo bancario: «Lavoriamo per dei clienti - ha detto -, vedremo nel corso del processo cosa vorranno fare». [email protected]

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