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L'asse Abn Amro-Barclays rilancia Capitalia

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La mega fusione mette in gioco gli equilibri della banca romana. Inglesi al lavoro sulla quota olandese

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La fusione tra l'inglese Barclays e il Abn Amro mette in gioco anche la quota che il colosso olandese detiene nell'istituto capitolino. Una partecipazione pari all'8,6% che ne fa il primo azionista di via Minghetti e che potrebbe essere, a integrazione conclusa, essere oggetto di attenzioni e di riequilibri. Sono diverse le ipotesi in campo, l'ultima che è arrivata dall'Inghilterra ieri considera possibile la vendita da parte di Barclays della quota, che vale circa 1,5 miliardi di euro, per finanziare gli alti costi dell'acqusizione di Abn Amro. Secondo le prime stime sarebbero necessari circa 80 miliardi di euro per portare a compimento la fusione. «Anche se gli inglesi hanno sempre manifestato interesse per le prospettive di crescita del mercato italiano, e potrebbe voler mantenere la quota (in Capitalia) assieme alle sue attività e ad Antonveneta». Qualunque sarà la direzione intrapresa non si può escludere l'impatto su Capitalia. Nei giorni scorsi è stato il Financial Times a formulare lo scenario secondo il quale il numero uno di Abn Amro, Rijkman Groenink, ha sempre appoggiato il potere del presidente di Capitalia Geronzi dentro il patto di sindacato. Ma il 2007, sottolinea il quotidiano della City, potrebbe diventare per Groenik l'anno della partenza anziché, come da lui stesso annunciato, della «distribuzione». Un cambio al vertice del gruppo olandese quindi si rifletterebbe anche sulla banca italiana. È possibile infatti che il nuovo management di Abn Amro decida di adottare zun ruolo neutrale dentro il patto di sindacato» di Capitalia che zincoraggerebbe anche gli altri azionisti a seguirlo». Molto dipenderà però, conclude il FT, dalle manovre di Abn Amro L'incertezza che sul futuro di Abn riporta Capitalia al centro del risiko bancario italiano. Nelle sale operative le voci indicano che il presidente Geronzi già in manovra per preparare la successione agli olandesi con gli spagnoli del Sch, già in Via Minghetti con una quota di poco inferiore al 2%. Per il quotidiano della City, tra le banche che potrebbero diventare potenziali partner per la fusione con Capitalia c'è il Monte dei Paschi di Siena che ha già dato mandato a JpMorgan come advisor. E il mercato stesso, sottolinea ancora il quotidiano britannico, «chiaramente ritiene che le possibilità di una transazione amichevole che coinvolga Capitalia sia diventata più probabile, se non immediata». Infine come non pensare all'ingresso a Via Minghetti, al posto degli olandesi, di quello che è il pretendente da tempo accreditato a prendere in sposa Capitalia: l'Unicredit di Alessandro Profumo. Che ha dalla sua un importante asso da giocare nella partita. L'ad di piazza Cordusio, che lavora già con una proiezione internazionale vanta una forte amicizia proprio col numero uno della Barclays, John Varley.

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