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«Banche popolari, un sistema stabile e in crescita»

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Negli ultimi anni il il loro peso nel totale degli attivi bancari è cresciuto dal 13 al 17%. Mentre i ritorni sul capitale sono stati in linea con quelli del sistema e i tassi di sofferenza sui prestiti sono ancora di oltre un punto percentuale più bassi per le popolari. A tracciare un bilancio positivo del sistema delle banche popolari è stato nei giorni scorsi Giovanni Ferri, ordinario di economia politica all'Università di Bari, nel corso di uno degli incontri organizzati dalla Assopopolari presieduta da Carlo Fratta Pasini a Roma, e dedicati a «Identità e valori della Cooperazione bancaria: sfide per una realtà in movimento» Ferri ha rilevato che il grado di capitalizzazione delle banche popolari è ben superiore rispetto agli altri istituti: l'8,8% dell'attivo contro il 6,7% del totale del sistema bancario. Non solo. Gli stessi soggetti hanno una redditività più stabile. «Una caratteristica che piace agli investitori che richiedono rendimenti mediamente più alti quando essi sono più variabili nel tempo perché tale maggiore variabilità accresce il rischio dell'investimento» ha spiegato Ferri che ha aggiunto che «quest'ultima non è una peculiarità italiana». Un recente studio del Fondo monetario internazionale mostra che, in tutti i paesi Ocse, la volatilità degli indici reddituali delle banche a struttura cooperativa è nettamente più bassa rispetto a quella delle banche commerciali più che compensando, nel profilo rischio-rendimento, la redditività mediamente più bassa delle banche cooperative. «Alcuni commentatori ritengono che la banca popolare cambierebbe pelle una volta superata una certa dimensione. E, dunque, a loro giudizio per le banche popolari grandi non vi sarebbe più ragione di mantenere la forma societaria cooperativa - specie il voto capitario - che quel legane con la comunità d'origine contribuiva a rinsaldare» ha spiegato Ferri secondo il quale questa tesi non regge. «Le popolari grandi mantengono una spiccata vocazione "localistica", anche quando portano la propria intermediazione ben lontano dai loro insediamenti d'origine» ha detto Ferri. Per questo ha concluso: «Non è una buona idea quella di cancellare i tratti fondamentali della forma societaria delle banche popolari. Sarebbe dannoso, ad esempio, procedere all'abbandono del voto capitario». [email protected]

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