di GIOVANNI LOMBARDO GLI AUSTRALIANI cercano una via d'uscita da Aeroporti di Roma.
L'ipotesi della vendita delle quote da parte del fondo di private equity circola da settimane, soprattutto dopo le tormentate riunioni del cda della società e la mancata visione unitaria sul nuovo piano industriale per il rilancio di Fiumicino e Ciampino. Adesso l'indiscrezione arriva direttamente dall'Australia, con una notizia apparsa sul Sidney Morning Herald che cita l'agenzia Bloomberg. L'intenzione di Macquarie, scrive il quotidiano, di cedere la propria partecipazione di minoranza dello scalo di Birmingham ha stimolato la speculazione sulla vendita di una quota in Adr (di cui possiede circa il 44%), dove Macquarie si trova in contrapposizione al socio forte Gemina nella gestione del gruppo. La quota di Macquarie, conclude il giornale, è valutata 844 milioni di dollari australiani, ma la vendita potrebbe avvenire a un prezzo superiore. Se gli australiani decidessero davvero di farsi da parte, i Romiti non avrebbero più una sponda forte, anche se esterna a Gemina, per ostacolare l'asse Benetton-Sposito favorevole al piano industriale da 2 miliardi di euro messo a punto dall'amministratore delegato, Maurizio Basile. Un piano che nel cda del 26 gennaio era stato respinto proprio per l'astensione dei quattro consiglieri riconducibili a Macquarie. In quella sede, infatti, non era bastato il voto favorevole di presidente, amministratore delegato e degli altri 6 consiglieri vicini a Sposito e Benetton (occorreva una maggioranza di dieci-dodicesimi). Macquarie, schierato con l'amministratore delegato di Gemina Piergiorgio Romiti, ha chiesto ulteriori chiarimenti. Ma dietro questa decisione si nascondeva in realtà il disaccordo sui numeri: gli australiani valutano in circa un miliardo di euro il volume di investimenti necessario per il rilancio di Fiumicino e contestano i 300 milioni di aumento di capitale previsti dal piano Basile. L'uscita di Macquarie da Adr, secondo alcune fonti finanziarie, potrebbe essere motivata anche dalla possibile entrata in gioco degli australiani nella partita per le privatizzazione di Alitalia al fianco del fondo Texas pacific group, creando un'alleanza simile a quella già esistente nella compagnia aerea australiana Qantas. Abbandonare il business degli scali è una mossa necessaria per evitare conflitti d'interessi con l'eventuale gestione della compagnia aerea. [email protected]