Chiuso il congresso di Legacoop

nessun disconoscimento delle proprie radici politiche, storiche e culturali; via libera a un'offensiva, contemplata in una sorta di manifesto denominato l'«Italia nuova», da realizzare ad ampio spettro sul mercato interno per battere il «pensiero unico imperante nell'economia», magari sfruttando il solco delle liberalizzazioni e cominciando ad operare sul serio su capitoli finora solo accennati: su tutti utilities, energia e telefonia. Sul progetto di unificazione, ieri il riconfermato Poletti ha sottolineato nella sua relazione conclusiva la necessità di condurre l'operazione «passo dopo passo, senza prendere sottogamba le difficoltà che di volta in volta emergeranno, e soprattutto in continuo rapporto con la base associativa». In vista del futuro Poletti ha espresso quindi, di fronte alla platea degli oltre 600 delegati, la volontà di «realizzare un confronto sistematico per poter assumere posizioni comuni di tutto il movimento cooperativo nel confronti del Governo e di tutti gli altri possibili interlocutori». Un programma complesso, per realizzare il quale «è bene che si sappia - ha avvertito - nessuno dei dirigenti di Legacoop è disponibile a rinnegare il proprio passato o a farsi inchiodare alla storia». E comunque, ha aggiunto, «noi ormai stiamo dicendo a tutti i cooperatori, i nostri per primi, che vogliamo fare impresa e che intendiamo cambiare il mercato». Tema, questo, affrontato ampiamente nel documento finale del congresso, che parla apertamente di disponibilità all'avvio di progetti «intersettoriali e interterritoriali (captive e verso l'esterno), di collaborazione e integrazione di filiera per lo sviluppo della cooperazione in tutte le aree del Paese e per l'ingresso e il consolidamento in nuovi settori di attività: utilities, energia, servizi pubblici locali, professioni e media».