Domani la decisione della Bce
300euro in più l'anno. È la stima dell'Adusbef, secondo la quale un eventuale aumento di 25 punti base costerà allo stato italiano oltre 4 miliardi in termini di interessi sul debito pubblico. «Migliaia di cittadini, indebitati con le banche a tassi variabili, dopo il settimo aumento consecutivo della Bce, versano in gravissime difficoltà economiche non riuscendo più ad onorare rate più pesanti fino a 2.321 euro l'anno», afferma l'Adusbef, sottolineando che «dopo l'aumento dell'1,75% (sette rialzi da 25 punti base ciascuno), per tanti cittadini a reddito fisso diventa insostenibile pagare rate più pesanti di 100 euro al mese, 1.162 l'anno, per un mutuo decennale indicizzato, passato in 15 mesi dal 3,86% al 5,61%». «Ancora più dolorosa la situazione per quelle famiglie che nel gennaio 2005 hanno acceso, con cattivi consigli delle banche, un mutuo a tasso variabile di 200.000 euro al saggio del 3,86%, invece di un più ragionevole ed irripetibile tasso fisso», continua l'Adusbef, precisando che «i tassi sono cresciuti dal 3,86% al 5,61% portando le rate di restituzione, di un piano di ammortamento semestrale in soli 14 mesi da 12.148 a 13.201 euro, cioè 169 euro in più al mese. Se l'ammortamento è ventennale si arriva a pagare fino a 2.321 euro in più l'anno». Secondo l'associazione dei consumatori, l'aumento del tasso di riferimento dovrebbe farsi sentire anche sui conti correnti, in quanto le banche dovrebbero pagare gli interessi, portando «nelle tasche di correntisti e risparmiatori la non trascurabile somma di 1,773 miliardi di euro». La Bce, quindi, potrebbe decidere di alzare nuovamentre i tassi, preoccupata dalle spinte inflazionistiche che possono verificarsi nei periodi di crescita. economia@iltempo.it