Il furbetto che sognava di fare il banchiere
Un'intera stagione economica, ormai archivata, è infatti ruotata attorno alle plusvalenze ottenute dagli immobili per scalare, assaltare e portare scompiglio nel sistema finanziario ed economico italiano. Coppola è stato inserito in quella lista dei furbetti del quartierino, citazione tirata fuori dal collega Stefano Riccucci, saliti agli onori delle cronache per le scalate alle grandi banche italiane, da Bnl alla Banca Popolare di Lodi gestione Gianpiero Fiorani. E a quel gioco incontrastato di acquisti azionari occulti per entrare nei grandi salotti del potere economico italiano. Di soldi ce n'erano tanti a disposizione. Abbastanza per coronare il sogno di Coppola di trasformarsi da re del mattone, partito dalla periferia romana, a banchiere prima ed editore dopo. Così il primo passo fu l'ingresso nella Banca Nazionale del Lavoro, ma secondo le una partecipazione nella scalata alla Rcs, editore del Corriere della Sera. Per finire all'acquisto con il 18% nel capitale di «Editori per la Finanza», il gruppo a cui fa capo Finanza e Mercati. Una fortuna costruita sul mattone. Dei 3.500 milioni di euro dichiarati nel 2005 dal suo gruppo 2.378 consistono in beni immobiliari che hanno consentito a Coppola di fare molta strada, a partire da Via Bolognetta, nella borgata Finocchio, periferia sud-est di Roma in cui è nato nel 1967. Così l'iniziale 3% di Bnl è diventato un 4,9%. Poi è arrivata la partecipazione, attraverso 2 società controllate dalla holding lussemburghese Sfinge (capogruppo italiana è la Dacop), in Interimmobiliare. Poi, ancora, l'ingresso nella Aa Roma di Franco Sensi, di cui Coppola detiene il 2,5% ma che, soprattutto, ha contribuito a salvare comprando dallo stesso Sensi il famoso Hotel Cicerone. Poi gli altri alberghi a Rimini e Venezia. Un salita senza sosta fino al grande passo, quella sorta di definitiva consacrazione per chi partendo dal basso cerca il riconoscimento sociale: l'ingresso nel tempio della Finanza italiana, e cioè Mediobanca dove l'immobiliarista romano è arrivato a sfiorare il 5% (4,68%). Una sommità, agognata e finalmente raggiunta, da cui è cominciato però il declino, segnato da impercettibili movimenti come la comunicazione della discesa al 2,17% nel capitale di Piazzetta Cuccia, arrivata solo qualche giorno fa. E l'accostamento, solo sfiorato e prontamente smentito dall'immobiliarista, di un possibile acquisto di una quota di un giornale economico italiano da Capitalia guidata da Matteo Arpe. Una scalata senza grossi scossoni. Poi il brusco risveglio nel più noto istituto di correzione romano. economia@iltempo.it