di GIOVANNI LOMBARDO LE MANETTE sono arrivate all'alba: l'immobiliarista romano Danilo Coppola è stato ...
Dopo Stefano Ricucci e il banchiere Giampiero Fiorani, un altro protagonista delle vicende finanziarie del 2005 è finito in carcere. E con lui altre sette persone, tra collaboratori e prestanome, hanno varcato la soglia di Regina Coeli. In tutto, infatti, sono otto le ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip di Roma Maurizio Caivano. Le accuse vanno dalla bancarotta fraudolenta all'associazione per delinquere, all'appropriazione indebita, al riciclaggio e al falso in bilancio. I fatti risalgono ad attività immobiliari dal 2003 ad oggi. Gli arresti sono stati effettuati dal nucleo valutario della Guardia di Finanza di Roma. A sollecitare la misura cautelare sono stati i pm Giuseppe Cascini e Lucia Lotti. Oltre a Coppola, le altre persone destinatarie dell'ordinanza di custodia sono: Daniela Candeloro, Luca Necci, Francesco Bellocchi (ex cognato di Stefano Ricucci), Alfonso Ciccaione, Giancarlo Tumino, Gaetano Bolognese e Andrea Raccis (per ora latitante e si troverebbe all'estero). E altri cinque sono iscritti nel registro degli indagati. A mettere nei guai Coppola e il suo entourage è stato un meccanismo di fittizia compravendita di immobili tra società dello stesso gruppo, all'origine di una serie di operazioni che sfociavano nel fallimento di società. Gli inquirenti quantificano in 130 milioni di euro l'ammontare del crac, comprensivi di 72 milioni di evasione all'Iva ed alle imposte dirette. Ieri la Guardia di Finanza, oltre a eseguire le misure cautelari, ha compiuto decine di perquisizioni. In particolare, sono stati sequestrati quote azionarie di Coppola in Mediobanca (0,10% del totale da lui posseduto), As Roma, Ipi, Immobiliare Valadier, Banca Intermobiliare e Hotel Cicerone. Per gli inquirenti le quote sequestrate sarebbero state acquisite proprio con i proventi delle illecite operazioni infragruppo. I pericoli di reiterazione del reato, di inquinamento e di fuga degli indagati hanno motivato la necessità di una misura restrittiva. Il gruppo - ha scritto il gip nell'ordinanza - ha dimostrato «una spiccata propensione a delinquere» utilizzando «deliberatamente il meccanismo delle scatole vuote». Singolari i personaggi che si sarebbero prestati, per pochi euro, a svolgere il ruolo di prestanome: un cameriere romeno, che figurava titolare della «Micop» (fallita nel 2006), un cingalese, un operaio edile, un portiere di albergo, una domestica. Secondo gli investigatori le banche erano al corrente che dietro persone assolutamente non facoltose e impreparate al ruolo che ricoprivano ci fosse l'imprenditore romano. Per il gip Caivano, dunque, Coppola era l'indiscusso «dominus» di tutte le società del gruppo e certamente capo e promotore dell'associazione. «Da tutte le intercettazioni - è detto nell'ordinanza di una sessantina di pagine - emerge con chiarezza il ruolo di vertice dell'organizzazione» rivestito dall'immobiliarista. «Appare indubitabile - prosegue il gip - che dal complesso dell'attività investigativa emerga l'esistenza di un gruppo dotato di un'organizzazione consolidata e radicata sul territorio, al cui interno emerge un ruolo verticistico assunto da Coppola» il quale, a partire dal 2002, anche «attraverso la costituzione e la gestione di numerose società, in Italia e all'estero» avrebbe commesso una «serie indeterminata di delitti di bancarotta fraudolenta ovvero di ampliamento e arricchimento del gruppo Coppola». [email protected]