Statali, ora scatta la rivolta dei dirigenti

Lamentando di essere state tenute all'oscuro dell'intesa, pur essendo le 3 confederazioni «maggiormente rappresentative della dirigenza pubblica» e «ferme sostenitrici del merito, della responsabilità e del rigore», Cida, Confedir e Cosmed hanno pertanto inviato un telegramma al premier Romano Prodi e ai ministri Tommaso Padoa-Schioppa e Luigi Nicolais (nella foto), nel quale contestano il metodo, spiegano che Cgil, Cisl e Uil sono «poco rappresentative delle categorie dirigenziali» ed esprimono «preoccupazione per i contenuti dell'accordo» stesso che - sostengono le 3 confederazioni - «possono pregiudicare sia l'esercizio del potere organizzativo che i prossimi contratti collettivi delle dirigenza». Al presidente del Consiglio ed ai 2 ministri, Cida, Condifer e Cosmed hanno quindi chiesto «un confronto a livello politico per verificare tali contenuti ed i loro effetti sul funzionamento degli apparati pubblici». Nel merito del memorandum poi, FP-Cida sottolinea la «compressione del ruolo dei dirigenti della p.a. che diventano ostaggio» dei sindacati; e «il dirottamento sul restante personale delle economie discendenti dalla riduzione del numero dei dirigenti». Da parte sua la Dirstat-Confedirstat sottolinea come da più parti l'accordo sia stato definito «molto generico» e come alcuni interventi presentati come novità (come i concorsi unici nazionali) abbiano «il sapore di liste di proscrizione di sovietica memoria». Critica anche l'Ugl. «Questo memorandum è solo una minestra riscaldata perchè, come già avvenuto con il primo governo Prodi, ha la presunzione di risolvere i problemi della Pubblica amministrazione riproponendo ciò che non ha funzionato ed è sotto agli occhi di tutti», ha detto il segretario nazionale Ugl Ministeri, Paola Saraceni.