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Calabrò si prepara a tagliare i costi delle ricariche per i cellulari

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Dopo l'affondo dell'altro ieri, con la promessa di una legge per un divieto tout court, prendendo in contropiede l'Autorità che da mesi lavora a un provvedimento, ieri lo stesso ministro dello Sviluppo economico Pierluigi Bersani ha riconosciuto la «precedenza» dell'organismo guidato da Corrado Calabrò, che quindi preme sull'acceleratore promettendo una decisione rapida, in arrivo però non prima della metà di febbraio. Le ipotesi sul tappeto previste dall'Autorità nel documento posto a consultazione del mercato e che farà da base per la decisione finale sono tre. La prima, e in almeno in apparenza quella su cui l'organismo sembra puntare con più decisione, è quella di una abolizione vera e propria dell'onere, imponendo così agli operatori di far corrispondere il prezzo al traffico telefonico effettivamente venduto: la trasparenza tariffaria sarebbe così assicurata, anche se sembra inevitabile che le società telefoniche spalmino sulle tariffe i costi effettivamente sostenuti per la ricarica della scheda prepagata. La seconda ipotesi prevede invece una rimodulazione del meccanismo, introducendo criteri di proporzionalità e comunque cercando di far coincidere il costo della ricarica con quanto speso realmente dai gestori per usufruire del servizio fornito da banche, poste e tabaccai: in questo caso, tuttavia, secondo l'Autorità rimarrebbero «criticità» sul fronte della trasparenza tariffaria. La terza ipotesi, infine, prevede una coesistenza di almeno un anno delle prime due, per consentire ai consumatori di orientarsi meglio e alla stessa Autorità di valutare ulteriori provvedimenti al termine del periodo transitorio, anche in base all'evoluzione delle tariffe. La parola, adesso, spetta a operatori e consumatori, che in una serie di audizioni in programma nei prossimi 30 giorni avranno la possibilità di discutere delle ipotesi avanzate dall'ente regolatore ed, eventualmente, di farne di proprie. La decisione finale, poi, spetterà al Consiglio dell'Autorità, che nella prima riunione utile, indicativamente intorno al 15 febbraio, potrà finalmente pronunciarsi. L'attesa per un intervento su quella che i consumatori considerano «l'odiosa tassa che arricchisce le compagnie telefoniche e svuota le tasche dei cittadini», è tanta, non solo da parte dei milioni di italiani (il 90,8% del totale) che hanno scelto questa forma di pagamento, ma anche dal Governo. Bersani, lasciando a Calabrò la corsia principale per arrivare a una soluzione, ha infatti avvertito che in caso di insuccesso non starà con le mani in mano. Che sui costi di ricarica fosse arrivato il momento di fare qualcosa, del resto, era apparso chiaro con l'indagine conoscitiva realizzata dall'Autorità e dall'Antitrust nei mesi scorsi, da cui è emerso che solo nel 2005 i gestori di telefonia mobile hanno incassato dalle ricariche al lordo dei costi circa 1,7 miliardi di euro, pari a più del 15% degli introiti complessivi delle carte prepagate, con 945 milioni di veri e propri guadagni.

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