Petrolio, l'Ue condanna Putin

Il braccio di ferro cominciato due giorni fa con la chiusura dei rubinetti degli oleodotti che portano il greggio verso l'Europa, attraversando la Bielorussia, non è finito. Ieri, infatti, la delegazione dell'ex repubblica sovietica corsa alla corte di Vladimir Putin non ha ottenuto nessun risultato. Anzi la Russia, ignorando le richieste, si è dichiarata pronta a trovare nuove rotte alternative al transito dell'export di petrolio nel medio termine. Ma è proprio questo arco di tempo che ha messo in fibrillazione i governi europei Germania, in particolare, che potrebbe pagare per i ritardi nelle forniture al suo sistema produttivo un prezzo troppo alto. L'irritazione dei tedeschi è arrivata veramente a un punto troppo alto se ieri il compassato cancelliere tedesco Angela Merkel ha alzato la voce e ha duramente condannato gli improvvisi tagli alle forniture giudicati «inaccettabili». Un cliente troppo importante quello tedesco per sottovalutare le sue parole. Così Putin ha immediatamente gettato acqua sul fuoco: «Tutto il possibile verrà fatto per garantire i consumatori dell'Europa occidentale». Parole che non hanno rassicurato la Merkel che ha posto chiaramente il problema della sicurezza nei rifornimenti come il grande limite del partner russo, invitando le economie del Vecchio continente a cercare di diversificare il più possibile. Musica per le orecchie di Bruxelles che intanto si muove e, stretta dalla nuova crisi energetica innescata dai contasti tra Minsk e Mosca, è pronta ad accelerare il piano strategico sull'energia. Oggi, infatti, la Commissione guidata da Josè Manuel Barroso, si prepara a lanciare con l'aiuto dei commissari Andris Piebalgs (Energia), Sravros Dimas (Ambiente) e Neelie Kroes (Concorrenza) il piano che promette di dare il via a una «nuova rivoluzione industriale», necessaria all'Europa per salvarsi dalle mutazioni climatiche e dal degrado dell'ambiente, ma anche per ridurre la propria dipendenza dall'esterno. Secondo le indiscrezioni della vigilia, il dossier prevederebbe una riduzione del 20% delle emissioni di gas ad effetto serra entro il 2020. Stando a quanto trapelato a Bruxelles, la Commissione proporrà infatti il taglio unilaterale del 20% del biossido di carbonio ai propri stati membri, lanciando ai paesi industrializzati del resto del mondo la sfida di un ulteriore taglio del 10%. Se quest'ultima proposta andrà in porto, l'Ue per prima si autolimiterà per raggiungere l'obiettivo di un -30% nel 2020. In questa ottica, ha spiegato il Ferran Tarradellas Espuny, portavoce del Commissario Piebalgs, verrà presentato inoltre «un documento su come utilizzare il combustibile fossile (cioè carbone, gas e petrolio) in modo da ridurre le emissioni di CO2». Allo stesso tempo, la Commissione presenterà la sua road map sulle fonti energetiche rinnovabili.