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Effetti positivi aprendo questo vaso di Pandora

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Sta succedendo con il blitz del governo per trasferire all'Inps parte delle somme che le aziende e i lavoratori accantoneranno per le future (ex) liquidazioni. L'operazione è stata criticata a più non posso, anche da sinistra. Si è detto e ridetto che con quella mossa si iscrivono come entrate dello Stato somme che in realtà rappresentano un prestito, perché ciò che affluirà al conto speciale aperto presso l'Inps dovrà poi essere restituito e con gli interessi (da qui anche un'altra critica perché lo Stato in questo modo si indebita a un tasso più alto di quello richiesto dal mercato per comprare i titoli pubblici). Ma, come si diceva, da questo errore sta nascendo qualcosa di positivo. Da qualche giorno governo, sindacati e Confindustria sono stati costretti a rompere il velo di silenzio che aveva sempre accompagnato le questioni previdenziali. Le maggiori riforme sono passate nella distrazione generale proprio a causa di quel velo. Ora governo, sindacati e Confindustria per la prima volta devono dire in modo chiaro che le future pensioni, quelle di chi ha ora meno di quarant'anni, non saranno sufficienti ad assicurare un dignitoso tenore di vita. E devono ammettere implicitamente che le riforme da loro approvate e la successiva gestione di quelle riforme (la Dini innanzitutto) non sono bastate per stabilizzare il sistema e non assicurano i trattamenti che molti lavoratori ancora credono di poter ottenere grazie alla normale contribuzione. Il governo, poi, gioca un ruolo quasi grottesco, presentandosi come beneficiario del silenzio-assenso (perché chi non sceglie indirizza automaticamente nelle grandi aziende i propri risparmi all'Inps e così dà ossigeno alle casse pubbliche) ma anche come promotore, non si sa quanto sincero, della libertà di scelta per chi invece volesse scegliere i fondi della previdenza complementare. Ma accanto all'attivismo obbligato di governo, sindacati e imprenditori c'è un risveglio di interesse da parte di moltissimi lavoratori. La scelta tra il fondo a gestione Inps, quelli aziendali o di categoria e quelli aperti (cioè accessibili e gestiti da banche, assicurazioni o altre società specializzate) impone una maggiore informazione e sta diffondendo una conoscenza più matura dell'investimento finanziario e dell'ancora più specifico investimento di tipo previdenziale. I gestori dei fondi sono costretti a confrontarsi sul mercato con una forte diffusione di dati sui rendimenti, i costi, le condizioni, le scelte di investimento. Una trasparenza che prima non esisteva. La liquidazione vecchio stile sembrava quasi un'elargizione dall'alto, un regalo che arrivava al lavoratore dopo una vita di attività. Ora che la liquidazione, come l'abbiamo conosciuta, sta per scomparire si comincia a capire che era fatta con soldi dei lavoratori, non frutto di una gentile concessione. È un primo passo verso quella coscienza previdenziale che in altri paesi si è tradotta nella pretesa di conoscere in ogni momento della vita lavorativa quali sono le ragionevoli attese sulla propria pensione. La discussione ormai è partita e resterà sulle pagine dei giornali a lungo. È anche un segno di maturazione: non si sente più parlare di investimenti finanziari solo in termini di speculazione borsistica ma anche con maggiore coscienza di cosa significhi programmare un investimento in una prospettiva di 20-30 anni. Una consapevolezza che dovrebbe impedire il riproporsi dell'accettazione passiva da parte dei risparmiatori di rendimenti reali negativi come è successo per molti anni quando la rivalutazione del Tfr era ben inferiore al tasso di inflazione. Sollevare il velo sulle condizioni della previdenza in Italia avrà conseguenze non facilmente immaginabili e potrebbe rimettere in discussione anche gli equilibri politici di questa composita maggioranza.

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