di FILIPPO CALERI L'EUROPA rischia di essere nuovamente strozzata dall'ennesima guerra dell'energia ...
Ieri la Bielorussia ha chiuso i rubinetti dell'oleodotto che collega Mosca ai mercati dell'Ovest europeo. Non prima, però, di aver attinto abusivamente il petrolio di passaggio inviato dal paese di Vladimir Putin. Per ora a essere rimaste a secco sono state la Polonia e la Germania, rassicurate dalla tempestività della Transneft, il monopolista statale del trasporto degli idrocarburi russi, che si è attivato per organizzare percorsi alternativi. L'allarme non è stato dato, invece, al sistema produttivo italiano maggiormente dipendente dal gas russo piuttosto che dal suo greggio. La crisi scoppiata tra Minsk e Mosca non comporterà problemi eccessivi per l'Italia, dipendente più dal gas che transita per l'Ucraina, e «allo stato attuale non desta allarme o forte preoccupazione» ha affermato il ministro dello Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, commentando la nuova guerra energetica tra la Russia e la Bielorussia. «Al di là dei fatti contingenti» ha però continuato il ministro, il caso dimostra comunque «che il tema della sicurezza degli approvvigionamenti è sempre più un tema geopolitico». A salvare per ora le tasche dei consumatori europei, abituati a impennate improvvise dei prezzi dei combustibili per notizie come la guerra appena scoppiata, sono state le temperature miti che ancora tengono bassi i consumi nei paesi occidentali. E che hanno fortemente ridotto la domanda e la conseguente speculazione sui prezzo del barile. Eppure il braccio di ferro tra Mosca e Minsk non potrà non avere ripercussioni sugli approvigionamenti energetici che partono dall'Est Europa verso i paesi europei. Per la capitale russa è partita ieri a da Minsk una delegazione guidata dal viceministro dell'economia Vladimir Naidunov accompagnata da una nota con cui la Bielorussia ha negato manomissioni e furti agli oleodotti. Il rischio di una crisi di approvigionamenti ha spinto anche l'Ue a chiarire attraverso il commissario all'energia, Andris Piebelgas, che «nell'immediato non ci sono rischi per le forniture di petrolio all'Unione Europea provenienti dalla russia». Bruxelles ha ritenuto che per il momento non sia necessario nessun intervento coordinato di solidarietà nei confronti della Polonia, della Germania e della Slovacchia che hanno subito l'impatto dei tagli della fornitura di petrolio proveniente dalla pipeline przyazn che porta le forniture russe attraverso la Bielorussia alla Polonia e all'Europa occidentale.