Il commento

La procedura comunitaria era stata avviata sin dal 2002 a seguito di un reclamo e di una petizione al Parlamento europeo nonché di una denuncia alla Commissione (2002/4715), tutte presentate da un ricorrente nazionale ed uno internazionale La Commissione Europea, con lettera del 15 ottobre 2003, chiedeva quindi chiarimenti al Governo italiano ipotizzando, sulla scorta di quanto affermato dai ricorrenti, l'esistenza di una situazione di contrasto tra la disciplina giuridica delle Banche Popolari, con particolare riguardo alle norme sul voto capitario, sul limite di possesso azionario e sul gradimento degli amministratori per l'acquisto della qualità di socio, e i principi comunitari della libertà di stabilimento e di libera circolazione dei capitali . Il 16 febbraio 2004, il Governo italiano contestava in toto la fondatezza di tali rilievi, affermando come le norme regolanti l'attività delle Banche Popolari non costituiscano affatto infrazione del diritto comunitario e dimostrando, all'opposto l'assoluta permeabilità di esse al principio della libera circolazione di capitali. La conclusione della procedura di infrazione con un provvedimento di archiviazione fuga dunque ogni dubbio sulla legittima appartenenza delle Banche Popolari al genus cooperativa, come peraltro già anticipato dal legislatore italiano in occasione della riforma del diritto societario. Ma vi è di più. L'archiviazione dimostra altresì, contrariamente a quanto a volte e da più parti si sostiene, come il principio del voto capitario, lungi dal rappresentare un'anomalia italiana o una mera "deviazione" dalla regola del voto per azione nelle S.p.a., sia invece un principio europeo, come peraltro risulta con evidenza dalla tutela riservata ad esso da tutte le discipline degli Stati membri sulle società cooperative con norme inderogabili di diritto societario nonché, nel diritto comunitario, sia nel Regolamento sulla Società cooperativa europea sia nella direttiva sulle Opa. La validità e diffusione del modello della cooperazione di credito, basato sui comuni principi del voto capitario e della solidarietà, peraltro, varca i confini europei, annoverando nel mondo oltre cinquantaduemila istituti con più di duecento milioni di soci, di cui le Popolari sono parte integrante con 93 istituti di credito, 7.700 sportelli, oltre un milione di soci ed otto milioni di clienti. La difesa convinta e motivata delle Banche Popolari condotta durante tutto l'iter della procedura da parte del Governo italiano e la verifica in concreto da parte della Commissione europea sia della piena conformità del modus operandi di queste Banche alle disposizioni nazionali che le regolano, sia della compatibilità di queste ultime con la disciplina comunitaria delle libertà di stabilimento e di circolazione dei capitali sanciscono dunque, una volta per tutte, non solo il valore delle Banche Popolari e dei principi che le regolano quale espressione legittima della libertà di impresa ma anche la loro naturale permeabilità al principio della libera circolazione dei capitali nel mercato europeo. *Segretario Associazione Nazionale Banche Popolari