«Nessuna manovra punitiva sulle pensioni»

E in particolare sul primo nodo da sciogliere e cioè lo scalone. Nei giorni scorsi il dibattito si è riacceso, alimentato dall'ipotesi che accanto ad incentivi per chi sceglie di restare a lavoro dopo l'età pensionabile, si prevedano disincentivi per chi vuole uscire in anticipo dal mercato del lavoro. Troppe tensioni, insomma, per Prodi alle prese con la chiusura da parte della sinistra radicale e dei sindacati a ogni cambiamento in senso restrittivo delle regole. ««Desidero tranquillizzare i lavoratori che stanno per andare in pensione e quelli che restano ancora in servizio: nella riforma che faremo non ci sarà alcun aspetto punitivo», ha detto ieri il presidente del Consiglio, sottolineando che in questa riforma «non partiamo da zero». «La riforma - ha concluso - è da fare ma non è urgente, va fatta con il dialogo con le forze politiche e sociali a tutto campo. Nessuno pensi che le cose si risolvono in un giorno». A partire da ieri, intanto, si è aperta la prima delle quattro «finestre» previste nel 2007 per l'uscita dal lavoro con la pensione di anzianità. La scadenza riguarda i dipendenti pubblici e privati che, almeno tre mesi fa, abbiano raggiunto 57 anni di età e 35 di contributi oppure qualsiasi età e almeno 39 anni di contributi. Per gli autonomi bisognava, almeno sei mesi fa, aver raggiunto 58 anni e 35 di contributi o qualsiasi età e 40 anni di contributi versati. Sempre da ieri poi è partita ufficialmente la riforma del Tfr. Tra oggi e fine giugno i dipendenti privati dovranno infatti decidere se lasciare in azienda il Tfr maturando, cioè futuro a partire dalla data in cui si formula l'opzione, o conferirlo a un fondo di previdenza integrativa. Se il lavoratore non esprimerà la sua scelta, in base al meccanismo del silenzio-assenso, la liquidazione maturata verrà trasferita al fondo di previdenza della categoria. Il fabbisogno dello Stato. A VIA XX Settembre il ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa si sta fregando le mani. Il Tesoro si prepara, infatti, a chiudere il 2006 con un risultato positivo sul fabbisogno dello Stato. I dati saranno diffusi solo oggi ma se sarà confermata la tendenza positiva la necessità di liquidità per lo Stato potrebbe scendere intorno ai 40 miliardi di euro o addirittura sotto quella cifra. Il saldo che il ministero dell'Economia deve finanziare emettendo titoli di stato e pesando sul debito pubblico segnerebbe così una netta inversione di tendenza rispetto non solo ai 60 miliardi del 2005, ma anche in confronto ai poco meno di 50 miliardi dell'anno prima oppure ai 47,3 del 2003. Nel dicembre di quell'anno, ad esempio, ci fu un avanzo di 9,3 miliardi di euro, cifra che è salita a 16,4 miliardi nel 2004 ed è arrivata a 23,3 miliardi nel dicembre 2005. La tendenza al calo del fabbisogno si è delineata fin dai primi mesi dell'anno ed è andato poi accentuandosi grazie in primo luogo all'aumento del gettito fiscale. Un effetto della ripresa dell'economia, anche se non particolarmente forte, che si è aggiunto al contenimento della spesa attraverso il razionamento dei pagamenti previsto dall'ultima Finanziaria Tremonti concordata con Bruxelles.