Pensioni, il Tfr adesso può rendere di più
Da domani partono i sei mesi di tempo per decidere come far fruttare meglio le liquidazioni
Da domani 11 milioni di lavoratori dipendenti privati si troveranno davanti a un bivio: la scelta riguarda come far fruttare meglio le liquidazioni. Niente fretta, però, ci sarà tempo fino al 30 giugno per scegliere a quale fondo di previdenza integrativa destinare il proprio Tfr (Trattamento di fine rapporto). Oppure se lasciarlo in azienda. Doppio binario per le liquidazioni. Nel caso in cui il lavoratore non dovesse esprimere la sua scelta, in base al meccanismo del silenzio assenso, il Tfr sarà destinato al fondo di previdenza della categoria alla quale il lavoratore appartiene. Dalla possibilità di conferire il Tfr alla previdenza integrativa sono per ora esclusi gli oltre tre milioni di lavoratori pubblici. Ma il ministero ha assicurato che al più presto si metteranno a punto le regole per la loro inclusione nella nuova normativa. La legge stabilisce che, per i lavoratori delle imprese con oltre 50 dipendenti, il Tfr inoptato (ovvero quello delle persone che decidono di non destinarlo ai fondi integrativi ma di lasciarlo in azienda) venga versato in un fondo della Tesoreria presso l'Inps mantenendo per il lavoratore le stesse garanzie in termini di rendimenti e di richieste anticipate della liquidazione (acquisto prima casa e spese mediche). La nuove regole sul Tfr dovrebbero finalmente dare impulso alle forme di previdenza integrative e offrire più garanzie soprattutto ai giovani che avrebbero così una pensione di scorta che vada a integrare e sostenere quella obbligatoria. Grazie al meccanismo del silenzio assenso il Governo prevede che aderisca alle forme di previdenza complementare complessivamente il 40% dei lavoratori dipendenti, quindi circa 4,8 milioni di persone, un balzo significativo rispetto ai lavoratori che attualmente aderiscono ai fondi preesistenti e di categoria (oltre 1,8 milioni). I lavoratori dipendenti potranno comunque conferire il loro Tfr non solo ai fondi negoziali ma anche alle altre forme di previdenza complementare. La scelta del lavoratore di lasciare il proprio Tfr in azienda sarà comunque sempre revocabile: sarà cioè sempre possibile decidere di trasferirlo ai fondi pensione. La scelta è invece irrevocabile se il lavoratore sceglierà da subito il trasferimento ai fondi. Il lavoratore che opterà per i fondi pensione inoltre vedrà affluire nella sua previdenza complementare anche il contributo del datore di lavoro, sempre che gli accordi o i contratti collettivi lo prevedano. Cosa rende di più. Secondo gli ultimi dati della Cvip, la Commissione di Vigilanza sui fondi pensione presieduta da Luigi Scimìa, i fondi pensione rendono più del doppio rispetto alla rivalutazione del Tfr. Negli ultimi tre anni, infatti, dal 31 ottobre 2003 alla stessa data del 2006, il rendimento dei fondi pensione di nuova istituzione è stato del 17,8% contro il 7,8% del tasso di rivalutazione del Tfr, calcolato al netto dell'imposta sostitutiva introdotta nel 2001. In questo stesso periodo i fondi pensione negoziali hanno assicurato un rendimento del 17,2% e quelli aperti del 19,5%: tra questi, inoltre, i rendimenti sono variati tra un +6,2% degli obbligazionari puri ad un 12,5% degli obbligazionari misti, fino ad un 19,3% dei bilanciati e addirittura un 26,2% degli azionari.