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Gas, nuovo allarme dalla Russia

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S'infiamma la crisi tra Mosca e Minsk. Bersani: pochi pericoli per l'Italia

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Ma il premier bielorusso Alexander Lukashenko, definito dagli Usa come l'ultimo dittatore d'Europa, non è come il presidente ucraino filo occidentale Viktor Iushenko e potrebbe riservare sorprese, non avendo molto da perdere. Minsk rifiuta l'aumento del prezzo del gas per il 2007 (dagli attuali 46,7 a 200 dollari per 1000 metro cubo, anche se l'ultima offerta odierna è di 105 dollari) e Mosca replica che Gazprom, il gigante del gas russo, «non è Santa Klaus e non può fare regali». In assenza di un contratto, Gazprom ha già annunciato la chiusura dei rubinetti dal primo gennaio, come capitò con l'Ucraina, dove transita l'80% del gas russo per il vecchio continente, Italia compresa. In Bielorussia passa il restante 20%, ma il rischio, anche se minore, è lo stesso: il prelievo del gas destinato all'Europa. In tal caso i Paesi più minacciati sarebbero la Germania e la Polonia, che assorbono 30 dei 44 mld di metri cubi di gas esportato tramite questa ex repubblica sovietica. Varsavia è preoccupata. Berlino, invece, non sembra allarmata e confida nelle riserve, ritenendo comunque che si tratti di un «problema bilaterale», pur manifestando «comprensione» verso la Russia, di cui è il principale partner commerciale. Anche la Commissione europea «non è preoccupata di questa situazione in questa fase» e ritiene «che ci sia ancora spazio per un accordo», come ha dichiarato un portavoce dell'Esecutivo Ue, ricordando che comunque «ci sono importanti riserve di gas in alcuni stati membri dell'Unione europea». L'Italia, dal canto suo, è solo sfiorata dal duello Mosca-Minsk, come ha sottolineato il ministro per lo sviluppo economico Pierluigi Bresani: «la cosa suscita preoccupazione ben minore di quella ipotizzata nel caso ucraino dello scorso inverno, visto che il nostro import è interessato parzialmente dalle infrastrutture di transito bielorusse». Al di là delle dichiarazioni ufficiali serpeggia però una diffusa inquietudine nel vecchio continente, tanto che il 4 gennaio il problema sarà esaminato in sede europea.

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