Scontro finale tra Fiumicino e Malpensa
La crisi dell'Alitalia ha aperto il dibattito su quale dei due aeroporti possa essere di supporto al rilancio della compagnia, aggiudicandosi «in esclusiva» il ruolo di scalo intercontinentale. In queste settimane Roma e Milano si sono confrontate a suon di polemiche. E adesso, con l'imminente pubblicazione del bando per la privatizzazione di Alitalia, che dovrebbe avvenire nei primi giorni del 2007, si saprà qualcosa di più sulle strategie del Governo. Non solo. Venerdì il ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, ha presentato un disegno di legge sulla riforma del trasporto aereo nazionale. Tra le altre priorità, all'articolo 2 si stabilisce una classificazione degli aeroporti italiani, un centinaio di scali ai quali sarà assegnato un ruolo preciso in base a standard europei. Sarà tenuto conto della capacità aeroportuale, della specializzazione funzionale e del suo sviluppo compatibile con l'ambiente, delle interconnessioni con le altre modalità di trasporto e delle caratteristiche tecniche. «Solo una decina di scali hanno le caratteristiche per essere qualificati come hub - ha detto Bianchi che ha poi precisato: «Sono le compagnie che devono decidere da quali aeroporti partire e dove atterrare per le tratte internazionali». L'auspicio di Bianchi è che sia Fiumicino sia Malpensa possano mantenere il loro ruolo di scalo intercontinentale. In questi mesi, però, il timore che uno dei due aeroporti dovesse cedere il passo ha alimentato le polemiche. Da una parte il governatore della Regione Lazio, Piero Marrazzo, ha rivendicato la priorità di Fiumicino. Dall'altra il collega lombardo, Roberto Formigoni, ha alzato le barricate per proteggere Malpensa da possibili attacchi. E così Formigoni e l'assessore regionale ai Trasporti Raffaele Cattaneo, sono tornati alla carica fissando quattro paletti per tutelare lo scalo milanese. Il bando di privatizzazione di Alitalia, in sostanza, non deve offrire il fianco per un sacrificio di Malpensa. «Il nostro timore - ha spiegato Formigoni - è che nelle condizioni di messa sul mercato del 30% della compagnia di bandiera non sia salvaguardato il diritto dei cittadini lombardi a un adeguato servizio di trasporto aereo». La tutela di questo diritto, per il numero uno di Palazzo Pirelli, passa da quattro punti: «Primo: il numero attuale di destinazioni continentali ed intercontinentali di Malpensa va almeno mantenuto. Secondo: si stabilisca un piano industriale per cui la collocazione delle future destinazioni intercontinentali sia ripartita, tra gli hub di Fiumicino e Malpensa, secondo il criterio del minor tempo di volo. Terzo: chiediamo che alla crescita di Malpensa corrisponda la crescita del servizio di Alitalia sull'aeroporto, e in particolare che Alitalia continui a rappresentare almeno il 54 per cento dei voli dello scalo varesino. Quarto: le basi di armamento devono essere adeguate al traffico che ha origine da ciascun aeroporto». «Alitalia è uno strumento e non un fine - ha ribadito Formigoni - Un suo salvataggio mi renderebbe lieto, ma non sarebbe accettabile se venisse fatto sulla pelle degli italiani». L'alternativa al rispetto delle condizioni proposte dalla Regione è un ritorno alla prospettiva della compagnia aerea del nord: un'ipotesi che non è mai realmente tramontata, ha assicurato il governatore, «ma che non consideriamo la strada principale da percorrere: spero che non ci costringano a farlo».