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Fisco, in Italia le tasse più alte d'Europa

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La pressione tributaria pari al 27,7% del Pil. A rischio competitività delle imprese e consumi

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È quanto sostiene, in una nota, l'associazione artigiani Cgia di Mestre (Venezia) alla luce di un'indagine realizzata dal proprio Ufficio Studi sulla pressione tributaria in Europa. La percentuale della pressione tributaria italiana sul Pil - secondo la Cgia - nel 2005 era pari al 27,7% per cento, contro il 22,1% della Germania e il 27,5% della Francia. Ma questi - rileva la Cgia - sono solo due delle realtà europee in cui si rilevano indicatori tributari più confortanti rispetto al nostro. La media della pressione tributaria nell'area euro è del 24,9% (esclusa l'Italia) mentre in Spagna il peso dei tributi sul Pil arriva appena al 23,6%. Per la Cgia di Mestre il caso della Spagna è eclatante a livello tributario perchè a basso prelievo corrisponde la soddisfazione in termini di sviluppo economico. La notizia arriva subito dopo il via libera alla Finanziaria con il voto di fiducia al Senato. Una Manovra che sicuramente non va a risolvere il problema dell'elevata pressione tributaria in Italia. Anzi introduce nuove imposte e gabelle che non faranno altro che peggiorare la situazione. Tutto questo a discapito della competitività e del rilancio dell'economia. Da anni, infatti, le imprese italiane lamentano l'eccessiva ingerenza del Fisco sulle loro tasche. Una situazione che sta costringendo le aziende italiane a delocalizzare in altri Paesi, con un più basso costo della manodopera e un livello di tassazione meno stringente. La lista delle pressioni tributarie meno severe rilevate dalla Cgia continua con l'Irlanda dove la percentuale sul Pil nel 2005 era del 25,8%, in Olanda del 24,7%, in Lussemburgo del 27,4%, in Austria del 27,1%. Tra le pressioni tributarie più basse insieme alla Germania ci sono, infine, il Portogallo (23,9%) e la Grecia (21,9%). «E la situazione - dice Giuseppe Bortolussi della Cgia - rischia di peggiorare; con la Finanziaria appena votata al Senato la pressione tributaria è destinata ad aumentare, certo abbiamo un debito pubblico più elevato degli altri ma questo non giustifica questa situazione». Come dire: il Governo passi subito alla cosiddetta Fase 2, per evitare di portare i ritmi di crescita del Paese a livelli sotto lo zero. «Con quasi 34 miliardi di euro in più di entrate registrate quest'anno - sottolinea - si doveva intervenire di più sul taglio delle spese; invece, non è stato così». E non si venga a dire - avverte Bortolussi - che le tasse sono troppo alte perchè in Italia c'è troppa evasione, quest'ultima c'è ed è in grandissima parte imputabile al lavoro nero e all'economia sommersa fatta da coloro che non sono conosciuti dal fisco. Coloro che hanno la partita Iva - conclude - non sfuggono e pagano troppo perchè la spesa pubblica improduttiva è tra le più elevate d'Europa». Sulla stessa linea il vicepresidente dei senatori della Lega e capogruppo in commissione Finanze, Paolo Franco. «Questa manovra - ha detto Franco commentando i dati della Cgia - non riesce neanche sostanzialmente ad invertire la crescita del debito pubblico che ha superato i 1600 miliardi di euro. Le ottime entrate fiscali del 2006, con una finanziaria di 34 miliardi di euro sono sperperati in mille rivoli senza produrre nulla di positivo». Secondo Franco «questa manovra finanziaria aumenta la pressione fiscale già molto elevata, non contiene in alcun modo l'evasione, non investe in sviluppo e crescita per il paese. Ribadisco quindi - conclude - la vicinanza politica alle informazioni elaborate dalla Cgia di Mestre anche se le orecchie del governo come dimostrato anche ieri sono assolutamente sorde».

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