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NESSUN allarme sulla crescita della spesa pensionistica.

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«Finora dunque è tutto in linea con le previsioni della riforma pensionistica del Governo Berlusconi. Semmai il vero pericolo è l'effetto annuncio di una nuova revisione delle norme previdenziali. Questo crea incertezza e fa aumentare in maniera esponenziale le domande presentate all'Inps dai lavoratori» È quanto si sta verificando? I segnali ci sono. Già nello scorso trimestre si era registrata una crescita sostenuta delle richieste di pensionamento. E nell'ultimo trimestre, dai preconsuntivi, la tendenza non si è fermata. Penso che questo si trasformerà in una fuga a partire da gennaio prossimo quando si apriranno le finestre di anzianità. Dunque l'allarme è rinviato al 2007? Sicuramente a gennaio comincerà la liturgia tra sindacati, parti sociali e Governo per rimettere nuovamente mano alla previdenza. Una cosa è certa. La riforma Berlusconi stava dando i frutti sperati e si era ottenuto già un buon grado di stabilizzazione del sistema. Occorrebbe continuare a dargli attuazione. Eppure i dati parlano chiaro. Si cambiano le regole ma le spesa continua a crescere L'aumento del 3,3% della spesa è ampiamente previsto e naturale. Anche perché è in buona parte determinato dalla crescita della spesa pensionistica assistenziale. Quella cioè erogata per integrare le rendite al minimo. Questo è il peggior segnale perché si tratta di lavoratori che non hanno maturato abbastanza contributi e le spese sono interamente a carico della finanza pubblica. Non è aumentata di molto invece, anzi è in sostanziale equilibrio, la spesa puramente previdenziale. Quelle finanziata dai lavoratori ancora attivi e dunque meno costosa per lo Stato. Un altro segno che la legge fatta dal precedente Governo tiene. Cosa rimprovera al'attuale esecutivo in tema di previdenza? Non aver continuato con lo strumento del superbonus fiscale per chi restava al lavoro. Negli anni in cui è stato utilizzato su 125 mila lavoratori ben 65 mila hanno scelto di restare in attività.

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