Alitalia, De Benedetti sfiducia Prodi
L'ingnegnere Carlo De Benedetti, che non ha mai nascosto le sue simpatie per l'attuale maggioranza, ieri ha sgombrato il campo su una sua possibile discesa in campo nella cessione da parte dello Stato del 30,1% di Alitalia. La politica è sicuramente importante. Ma l'Ingegnere, prima di tutto, è uno guarda senza sottigliezze al business. E deve aver fiutato puzza di bruciato nelle condizioni poste dal ministero dell'Economia per rilevare il vettore. Insomma il segnale è preciso. Essere simpatizzanti e considerati imprenditori amici del Governo va bene, ma non fino al punto di rimetterci denaro. Non solo. De Benedetti dopo aver espresso il dubbio personale sulla vendita ha avvisato anche i suoi colleghi capi di impresa. «Le condizioni del Governo per la privatizzazione di Alitalia non sono sufficienti per attrarre investitori italiani» ha dichiarato De Benedetti a margine della giunta di Confindustria. «Penso che sarebbe auspicabile che ci fossero le condizioni affinché un gruppo di imprenditori o investitori italiani possa consentire all'Italia di avere una campagnia aerea - ha spiegato l'Ingegnere - come hanno anche Paese più piccoli e con una vocazione turistica inferiore, ma ritengo che oggi, sulla base delle condizioni indicate dal Governo, queste non esistano». Da segnalare che nell'occasione qualche sassolino dalla scarpa se lo è tolto anche Alessandro Benetton appena scottato dalla vicenda dello stop alla fusione con Abertis. Anche lui si è unito alla diffidenza di De Benedetti sul valore economico dell'operazione. Intanto però, a via XX settembre, le operazioni per la vendita, da parte del comitato incaricato della privatizzazione, vanno avanti senza sosta. E gli uomini di Padoa Schioppa, sordi ai richiami di chi di impresa se ne intende come De Benedetti, ieri hanno scelto l'advisor che assisterà lo Stato nelle procedure di vendita. Si tratta di Merrill Lynch che predisporrà - forse già entro fine anno - il bando di invito a manifestare interesse all'acquisto di almeno il 30,1% della compagnia aerea che il Tesoro ha deciso di cedere. Il mercato resta sospettoso. E le difficoltà dell'operazione hanno fatto andare giù il titolo a Piazza Affari (-3,19% a 0,938 euro).