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di PIETRO MORONI BIGLIETTI dei treni più cari, ma non tutti.

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Mentre diventeranno più salate le corse della fascia alta: Intercity, Eurostar, Alta Velocità, da un minimo del 3% fino a un massimo ancora da stabilire, ma che verrà definito entro 20 giorni, massimo un mese. L'amministratore delegato delle Fs, Mauro Moretti, ha comunque escluso aumenti dell'ordine del 20%: «Il livello massimo di aumento è allo studio ma sarà ben lontano dall'ipotesi che ho visto sui giornali del 20%». Linea confermata anche dal ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi: niente rincari del 20%, ma aumenti tariffari che «non colpiranno i più deboli come gli abbonati e gli studenti». Il ministro per lo Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, pur ammettendo una «critica situazione» della Ferrovie, ha osservato però che parlare di un aumento delle tariffe è «molto difficile e sgradevole. Bisogna tenere conto degli effetti sociali: «Non si può chiedere ai pendolari di pagare di più». Il ministro Bianchi ha «assolutamente escluso» aumenti tariffari per i pendolari, spiegando che «si è riaperto il discorso sugli adeguamenti tariffari». Comunque, «nessun aumento generalizzato, come avveniva in passato - ha spiegato Moretti - ma aumenti in base alla qualità. Maggiore è la qualità, maggiore sarà l'aumento». Le Ferrovie stanno proseguendo una serie di test sull'elasticità delle tratte, una volta completate tali analisi presenteranno all'azionista (il ministero dell'Economia) la forchetta degli aumenti, il cui tetto massimo potrebbe essere però superiore al 10, intorno al 12%, a fronte di una media vicina al 6%. Gli incrementi, sui quale le Fs dovranno ottenere un ok politico a fine dicembre per poi essere attuati dal gennaio prossimo, riguarderanno i treni a lunga percorrenza, nelle tratte non soggette ai contratti di servizio con lo Stato. «La manovra a cui stiamo pensando si limita ai soli treni di lunga percorrenza. L'aumento sarà coerente con il livello di qualità attuale, e terrà conto di quello che sono i costi e i servizi paralleli, servizi metropolitani regionali che molto spesso hanno tariffe più alte dei treni a lunga percorrenza». Trenitalia, la controllata della holding, deve far fronte a un «rosso» a fine anni supererà i 1.700 milioni di euro. Gli aumenti tariffari possono andare solo in parte a coprire la voragine dei conti. E comunque, «non è che il buco lo devono ripianare sempre i passeggeri che usano i treni per andare a lavorare» sintetizza il leader della Uil, Luigi Angeletti secondo il quale «è opportuno rinviare la decisione» sui rincari. A non voler sentire parlare di treni più cari sono l'Adusbef e la Federconsumatori

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