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di FILIPPO CALERI A QUALCHE esponente della Compagnia di San Paolo la nomina dell'ad Alfonso Iozzo alla ...

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E ieri nel corso del comitato di gestione della fondazione i malumori sono emersi. Il probabile addio alla carica di ad di Iozzo, infatti, rappresenta per molti dei membri della fondazione un indebolimento del ruolo e della rappresentatività della componente torinese nella superbanca. All'attuale ad del Sanpaolo Imi sarebbe andata infatti la carica di vicepresidente del comitato di sorveglianza presieduto da Giovanni Bazoli, insieme con il presidente delle Generali Antoine Bernheim. Ora però, anche se formalmente le due cariche non sono incompatibili, sembra inevitabile che Iozzo lasci quella nella nuova banca (è improbabile comunque che lo faccia prima delle assemblee degli azionisti, convocate per il primo dicembre). Un'eventualità che viene considerata sul fronte torinese un indebolimento perchè Iozzo ha giocato un ruolo decisivo nell'aggregazione. Il primo a esprimere critiche al progetto di fusione e timori sul ruolo della componente torinese era stato Carlo Callieri, vicepresidente della Fondazione. Si era parlato di lui proprio per la carica di numero due della superbanca, ma l'ipotesi era poi tramontata forse anche per la sua posizione iniziale. Ora a manifestare dissenso è Bruno Manghi che nel comitato di gestione della Compagnia rappresenta il Comune di Torino. «Dalla prima lettura della lista dei candidati al Consiglio di sorveglianza - ha affermato - ho l'impressione che si stia perdendo l'opportunità di fare un'amministrazione duale seria. In altri Paesi i comitati di sorveglianza servono a rappresentare, come organi di controllo, grandi portatori di interessi, i lavoratori o i consumatori o le comunità che ospitano le imprese. Leggendo la lista si vede che c'è una minoranza di persone indicate dalla Fondazione che rappresenta la comunità, ma non c'è nulla che riguardi i consumatori o i lavoratori».. Intanto il gruppo Sanpaolo ha riorganizzato la sua presenza nel mercato francese, con l'acquisizione di una quota in Natixis, la joint-venture francese tra il gruppo Caisse d'Epargne e il gruppo Banques Populiares, e la cessione di quelle in Ixis Asset Management Group (9,25%) e Ixis Corporate & Investment Bank (2,45%), entrambe del gruppo Caisse d'Epargne.

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