G20, più fondi per l'energia
È questo l'impegno preso dai ministri delle Finanze delle venti principali economie del mondo a conclusione della riunione del G20, a Melbourne. Al vertice annuale, i ministri si sono trovati d'accordo sulla necessità di impegnarsi con maggiori investimenti e di favorire la produzione e la raffinazione petrolifera ritenendoli «i mezzi migliori per consentire una sicurezza duratura degli approvvigionamenti in risorse energetiche». La sorprendente escalation della domanda di energia, che dovrebbe ulteriormente aumentare, almeno della metà, da qui al 2030, ha indotto dunque i venti ministri ad impegnarsi in maggiori investimenti anche perchè l'aumento dell'offerta ha difficoltà a seguire il ritmo crescente della domanda, ha avvertito il G20 in cui sono riuniti i maggiori consumatori di energia come gli Stati Uniti, il Giappone e l'Europa ma anche i maggiori produttori come l'Arabia Saudita e la Russia. «Siamo tutti d'accordo per accrescere gli investimenti nella raffinazione e nella produzione petrolifera», ha confermato il direttore del Tesoro francese Xavier Musca. Un documento preparatorio al G20 prevedeva investimenti per 2.500 miliardi di dollari, ma esaminando le prospettive di crescita dei consumi l'appello del G20 è di una necessità maggiore, come stimato dal segretario australiano al Tesoro e presidente del vertice Peter Costello, secondo il quale «l'emergere di Paesi come la Cina e l'India farà pesare un'immensa pressione». Il comunicato finale del G20 invita, quindi, a pensare a «nuove riforme nelle sovvenzioni energetiche», mentre accenna al riscaldamento climatico solo per dire che la questione è stata affrontata. Russia nella Wto. Dopo 12 anni è arrivato il fatidico sì. E il presidente russo Vladimir Putin potrà passare alla storia come colui che ha reso possibile l'ingresso della Russia nell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto). Con la firma, ieri ad Hanoi, dell'accordo bilaterale Stati Uniti-Russia, cade infatti il principale ostacolo all'adesione di Mosca alla Wto, un'adesione cercata fin dal lontano 1994, e che ora sembra possa realizzarsi già nel primo semestre del prossimo anno, ben prima quindi della scadenza del mandato di Putin. Il testo dell'accordo, 800 pagine siglate dal rappresentante Usa al Commercio, Susan Schwab, e dal ministro russo allo Sviluppo economico, German Gref, consente la normalizzazione permanente delle relazioni commerciali tra i due Paesi, e rappresenta il placet di Washington al mercato russo, in precedenza accusato, tra l'altro, di chiusure nel settore dei servizi e di violazioni della proprietà intellettuale. . A premere per l'adesione della Russia alla Wto - che potrebbe favorire la locale industria metallurgica e chimica - ci sono però grandi gruppi Usa come Ford e Boeing, e multinazionali del calibro di Shell, che proprio il mese scorso avevano scritto ai presidenti Usa e russo chiedendo loro di accelerare le procedure. La Russia, ultimo grande Paese fuori dalla Wto dopo l'adesione della Cina nel 2003, con un mercato di circa 150 milioni di abitanti e una crescita economica del 6,4% lo scorso anno rappresenta del resto una grande opportunità per gli scambi commerciali e gli investimenti stranieri.