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Autostrade, Di Pietro non molla

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Non lo spaventa la richiesta di risarcimento danni miliardaria che Autostrade potrebbe chiedere a causa dello stop del Governo alla fusione con Abertis. «Decideranno i giudici», ha replicato l'ex pm di Mani Pulite. Nessuna preoccupazione nemmeno per una possibile condanna di Bruxelles. Di Pietro incontrerà martedì il Commissario europeo alla Concorrenza, Neelie Kroes, che lo scorso 18 ottobre ha aperto una procedura formale contro l'Italia indicando, sulla base di una analisi preliminare, che con lo stop all'operazione il governo potrebbe «aver posto ostacoli ingiustificati» alla fusione, e che Bruxelles «potrebbe adottare una decisione per stabilire che l'Italia ha violato l'articolo 21 del regolamento sulle fusioni e richiedere che la decisione dell'Anas e l'opinione dei ministri siano revocate o siano dichiarate non applicabili». A Bruxelles resta aperto anche un secondo dossier, quello sul tavolo del Commissario Charlie McCreevy chiamato a valutare se ci siano state violazioni alle regole comunitarie sulla libera circolazione dei capitali nel mercato interno. Benetton all'attacco. I due gruppi vanno avanti con il progetto di fusione. Diversi i fronti aperti: il Tar dovrà pronunciarsi dopo i ricorsi di Autostrade e Abertis, mentre l'azionista di controllo di Autostrade, Schemaventotto, riunirà i soci in assemblea (la famiglia Benetton tramite Edizione Holding con il 60%, Fondazione Crt, Assicurazioni Generali, Unicredit e Abertis) per decidere se chiedere un risarcimento danni per azionisti e obbligazionisti che potrebbe arrivare alla cifra record di 20 miliardi. «Ciò che sta avvenendo oggi - ha detto il presidente di Schema 28, Giuseppe Piaggio - è per un verso il tentativo di limitare la libertà di circolazione delle azioni in un'ottica che lascia molto perplessi nell'Europa del 2006; e per altro verso, il tentativo di modificare unilateralmente il rapporto concessorio e lo status delle società concessionarie sottraendo in buona parte la gestione delle imprese al privato che vi ha investito». Partita ancora aperta. Ma la settimana prossima sarà calda soprattutto sul versante di Bruxelles. «Forse perderò la causa, ma vincerò la guerra», ha detto Di Pietro: «L'Europa forse dirà loro di sì oggi - ha commentato - anche perché c'è una lobby europea di controllo delle informazioni, di controllo delle concessioni, che non mi piace. C'è qualcosa che non funziona in questo sistema. Ma domani dovrà dire di no». Il primo no del governo alla fusione è del quattro agosto, quando i ministri Antonio Di Pietro e Tommaso Padoa-Schioppa hanno firmato la lettera per comunicare all'Anas che non intendevano autorizzare il trasferimento della concessione di Autostrade al nuovo gruppo italo-spagnolo. Oggi le motivazioni alla base di quel divieto (la presenza di costruttori nell'azionariato di Abertis) vengono considerate superate, e il confronto è tutto sulla riforma delle concessioni autostradali che il ministro ha inserito del decreto che accompagna la Finanziaria. Riforma che non piace alle concessionarie, e che Autostrade e Abertis leggono come un nuovo ostacolo alla fusione. Su questa base verrà valutato se chiedere un risarcimento danni. «Ognuno che senta di doversi rivolgere alla magistratura per far valere un proprio diritto fa bene - commenta Di Pietro - Il problema è che, tra quelle che sono le sue istanze e quella che dovrà essere la decisione della magistratura ci passa una valutazione di merito».

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