Damiano frena sul precariato
Il ministro vuole ridimensionare l'utilizzo dei contratti a termine
E per le imprese potrebbe essere presto più difficile assumere con contratti a termine. L'annuncio del titolare del dicastero di via Flavia di rivedere la normativa del 2001 (che recependo una direttiva europea lasciava ampi spazi di utilizzo dei contratti a termine da parte delle imprese) è stato anche affiancato dall'invito alle parti sociali di trattare per arrivare a un avviso comune che individui regole precise per l'utilizzo di forme contrattuali limitate nella durata. Più che di un invito però si è trattato di un diktat. In assenza di un accordo tra le parti entro tre mesi dall'inizio della trattativa, il Governo farà da solo e adotterà sulla materia un provvedimento legislativo. Se la Cgil ha immediatamente accolto con soddisfazione le intenzioni del ministro Cisl e Uil hanno parlato di «errore» e di tentativo di scavalcare le parti essendo assolutamente troppo breve il tempo del confronto e inaccettabile un intervento legislativo. Dall'opposizione il senatore Maurizio Sacconi ha accusato Damiano di aver «gettato la mascherà di riformista» per cedere al ricatto della sinistra antagonista. Le imprese con il presidente della Federmeccanica Massino Calearo sottolineano che non è necessario cambiare la normativa sui contratti a tempo determinato e che comunque non è accettabile un provvedimento legislativo sulla materia. A breve quindi per le imprese potrebbe essere più complicato il ricorso ai contratti a tempo determinato. Se infatti la normativa del 2001 (il dlgs 368) prevedeva come causale una possibilità molto ampia (ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo dell'impresa) Damiano ipotizza l'individuazione di «sintetiche causali tipicizzate adatte alle odierne esigenze di mercato». Di fatto quindi si potrebbe tornare a definire causali non solo a livello di contratto collettivo come avviene ora ma anche a livello nazionale e potrebbero essere definiti anche tempi più stretti per le proroghe (adesso è possibile se il primo contratto è stato inferiore a tre anni). Scettica l'Ugl. «L'autonomia delle parti sociali va salvaguardata: non si può davvero pensare che il sindacato e le associazioni datoriali si limitino a ratificare, seppur attraverso un avviso comune, decisioni già prese, peraltro, per via legislativa» ha detto Renata Polverini, segretario generale dell'Ugl.