di LEONARDO VENTURA MEDIOBANCA continua a fare utili.
Ma per affrontare le sfide future, il vertice, confermato ieri alla guida di Piazzetta Cuccia, dovrà rimettere mano alle modalità con cui l'istituto è governato. Non solo. Il restyling della governance interesserà anche la principale controllata, quelle Assicurazioni Generali, in cui la banca è primo azionista con il 14,1%. Le regole con cui è amministratata la compagnia triestina, in particolare, dovranno essere riscritte secondo gli standard internazionali per favorire un'eventuale alleanza commerciale e produttiva che però non dovrà far perdere le radici italiane. Le linee di sviluppo future della banca sono state illustrate ieri dal presidente, Gabriele Galateri, e dal direttore generale, Alberto Nagel, all'assemblea dei soci che, alla presenza del socio Danilo Coppola, ha approvato il bilancio 2005-2006 e confermato i consiglieri in scadenza: Matteo Arpe, Jean Azema, Tarak Ben Ammar (indipendente), Vincent Bollorè, Ennio Doris, lo stesso Galateri (indipendente) e Dieter Rampl. Un cda ha poi confermato Galateri alla presidenza e il numero uno di Unicredit come vicepresidente. I conti. Il primo trimestre, esaminato da un cda tenuto prima dell'assemblea, si è chiuso con un utile netto consolidato di 366,5 milioni (+13,2%) dopo utili lordi per 154,9 milioni (netti 131 milioni) legati alla vendita della quota in Ferrari a Fiat. Un risultato legato sia alla crescita delle attività bancarie (utile netto +10% a 245 milioni) che del portafoglio di investimento (+21% a 122 milioni). Il sistema di gestione. L'evoluzione della governance annunciato ieri è legato alla volontà di espansione della banca. «Una nostra possibile crescita per linee esterne deve essere accompagnata da una rivisitazione della governance per renderla più simile a quelle degli altri operatori europei», ha spiegato Nagel, Telecom. Mediobanca è tornata a ruolo di protagonista nei giochi dell'alta finanza con l'intervento dieci giorni fa in un patto di consultazione sul 23,2% di Telecom, insieme a Generali, a fianco di Olimpia. «È stata un'iniziativa per dare un contributo di maggiore stabilità agli assetti azionari in modo da concentrare l'attenzione solo su ciò che Telecom deve fare per valorizzare l'investimento di tutti gli azionisti, compresi noi, che abbiamo l'1,54% del capitale», ha spiegato Nagel.