Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

di GIULIO STRADA «Abbiamo dovuto dare 7 milioni di buonuscita a chi ci ha portato in questa situazione.

default_image

  • a
  • a
  • a

Il ministro dello Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, non cita direttamente l'ex presidente e amministratore delegato di Fs Elio Catania ma è chiaro il riferimento al ricco bonus che tante polemiche ha suscitato. Il ministro ha aggiunto che tuttavia, non si possono interrompere o ridurre i finanziamenti alle Ferrovie perchè «non possiamo rischiare che si fermino i treni». E sul tema della ricapitalizzazione di Trenitalia, necessaria per rimettere in senso i conti disastrati della controllata Fs, è tornato a parlare anche ieri l'amministratore delegato della holding, Mauro Moretti, rispondendo ad una domanda su come Ferrovie troverà i 600 milioni di euro che mancano (400 milioni sono previsti in Finanziaria). «È un problema dell'azionista più che il mio - ha detto Moretti - abbiamo già delle proposte, siamo confidenti che il governo le accolga». Intanto, contro la richiesta di aumento dei biglietti ferroviari, bloccati dal 2001, esplicitata nei giorni scorsi dal presidente Fs Innocenzo Cipolletta, tuonano le associazioni dei consumatori. «Con questo scadente servizio ferroviario non si possono chiedere altri aumenti delle tariffe, che sono già avvenuti a livello regionale e nazionale attraverso surrettizie modifiche dei costi del biglietto e delle prenotazioni» affermano Adusbef e Federconsumatori. Ma sulla necessità di avere mano libera sulle tariffe, quelle non sottoposte a convenzione, di fatto Eurostar e treni veloci, i vertici Fs non demordono. Le Ferrovie hanno bisogno di sottoscrivere con lo Stato «patti chiari ed esigibili» ha detto Moretti aggiungendo che «non è possibile avere un mercato liberalizzato per i concorrenti» e non dare a Ferrovie «la libertà di agire su una leva come le tariffe. Se lo Stato decide di sostenere una politica sociale deve avere i soldi per farlo e non può metterla sulle spalle delle imprese». Soprattutto, ha tuttavia ribadito l'ad di FS «se lo Stato può comprare servizi di rete e di trasporto è importante che se il contratto dice cento poi questo contratto venga onorato. Non posso - ha continuato Moretti che ha ricordato la necessità di mettere a posto il conto economico avendo 150 milioni l'anno di ammortamenti - avere una finanziaria che mi autorizza a una cifra per gli investimenti e poi me li nega». Moretti ha quindi risposto con una battuta alla domanda se avesse già una lettera di dimissioni pronta nel caso il suo mandato si rivelasse «una missione impossibile». «Quando l'ingegner Catania - ha ricordato - ci ha chiamato per dirci che andava via ho pensato: il prossimo che farà questo discorso sarò io».

Dai blog