Unipol torna nel risiko e corteggia le Bcc
Trattative tra Salvatori e le Banche di credito cooperativo per un polo del risparmio gestito
Unipol, dopo la fallita scalata alla Bnl di un anno fa, si prepara a scendere di nuovo in campo al fianco delle banche di credito cooperativo. Non solo istituti di credito, però. Nei giorni scorsi è esplosa la polemica su Esselunga, con il patron Bernardo Caprotti che ha addirittura deciso di comprare spazi pubblicitari sui giornali per smentire l'esistenza di trattative tra il mondo cooperativo e il suo gruppo. Il momento per cercare nuovi spazi nell'industria e nella finanza è propizio per le coop, che possono contare su un governo certamente non ostile. Sul fronte creditizio, poi, aggregazioni e fusioni hanno ricevuto la benedizione del governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, dal giorno stesso del suo insediamento. Il primo tassello è arrivato con l'annuncio del progetto di fusione tra Banca Intesa e San Paolo Imi. Nelle ultime settimane, poi, è stata Banca Popolare Italiana a tornare sotto i riflettori per il processo di aggregazione che la vede protagonista insieme al banco di Verona e Novara. Un matrimonio che ha messo in movimento anche le altre banche popolari. Unipol, dopo lo scandalo giudiziario dell'estate scorsa, vuole dunque rientrare in partita. E nel mirino sono finite proprio le Bcc. Le trattative sarebbero già in uno stato avanzato. La collaborazione tra il credito cooperativo e il gruppo guidato da Carlo Salvatori dovrebbe puntare sul risparmio gestito e sul credito a medio termine. I contatti in questo senso sarebbero stati avviati nelle scorse settimane con il gruppo Iccrea, la holding di cui sono azioniste le Banche di credito cooperativo, la Federcasse, le Federazioni locali, le Casse Centrali di Trento e Bolzano. Fermento anche sul fronte delle popolari, a cominciare dalla Banca popolare di Milano guidata da Roberto Mazzotta, il più acceso sostenitore del progetto superpopolare che si è trovato all'improvviso escluso dalla trattativa con la Popolare italiana. Bpm, secondo gli analisti si trova quasi costretta a perseguire un'aggregazione con un altro istituto per non restare schiacciata tra i colossi del credito nazionali ed esteri, ma anche per non perdere terreno rispetto alle altre consorelle che si stanno muovendo con grande dinamismo per cercare compagni di viaggio in grado di accrescere la competitività e sviluppare sinergie. Nelle stesse condizioni della Popolare di Milano si trova anche la Popolare dell'Emilia Romagna, anch'essa rimasta bruciata sul filo di lana dalla Verona nella corsa per l'aggregazione con la Lodi. Mentre la Bpu in questi giorni ha già avviato le trattative con la Banca Lombarda. I due istituti hanno ammesso contatti esplorativi per verificare la fattibilità di varie ipotesi di aggregazione. A far parlare di sè, nelle ultime settimane, anche la piccola Popolare di Intra che potrebbe unirsi a Veneto Banca. Restano sotto i riflettori anche Capitalia ed Mps, gli ultimi due pezzi pregiati nel risiko bancario. Anche se non è mai tramontata del tutto l'ipotesi di un'operazione di consolidamento proprio sull'asse Roma-Siena, le due banche, che hanno storie e assetti azionari profondamente diversi, sono accomunate da una stessa urgenza. Con il consolidamento del sistema che va avanti, da una parte si restringono i margini di manovra in un'ottica di «conquista». E dall'altra crescono le possibilità che possano divenire «preda» di una banca straniera. A spingere per un passo che vada oltre la crescita interna potrebbero essere presto anche gli stessi azionisti. Anche perché il riassetto del Patto di sindacato offre a Capitalia l'occasione per accendere la dialettica interna sulle diverse opzioni strategiche.