Autostrade, salta il tetto per i costruttori
L'Antitrust Ue avvia una procedura contro Roma. E il Governo corre subito ai ripari
È l'ultima novità di una giornata cominciata con l'avvio di una procedura preliminare dell'Antitrust Ue contro l'Italia per aver posto ostacoli alla fusione Autostrade-Abertis. E proseguita con la cancellazione, da parte del governo, del tetto del 5% al diritto di voto dei soci costruttori di società concessionarie. Bruxelles ritiene «ingiustificati» gli ostacoli posti dall'Italia, con lo stop di agosto, al progetto di fusione Autostrade-Abertis (sulla base della competenza esclusiva Ue sulle fusioni di dimensioni comunitarie). Una fusione che proprio due giorni fa aveva ricevuto la benedizione del premier Prodi a Madrid per incontrare Zapatero. Ma alla Ue le parole non bastano, servono «atti legali». Una decisione «fuori luogo e fuori tempo» quella della Ue, dice il ministro delle Infrastrutture, che accusa la Commissione di non aver letto le carte e di non avere rispetto di un Paese membro che invece si sforza di seguire le sue indicazioni. Proprio la scorsa settimana l'Anas aveva informato Bruxelles, Autostrade e Abertis che i ministri dell'Economia e delle Infrastrutture avevano ritenuto superato quel divieto. L'Italia ha ora dieci giorni per rispondere all'analisi preliminare, che non equivale comunque ad una procedura d'infrazione. Con le modifiche al decreto legge è superato anche il successivo divieto alle società di costruzioni socie di concessionarie autostradali di oltrepassare il tetto del 5% del diritto di voto nel consiglio di amministrazione. Una modifica che ha fatto scattare il titolo Autostrade che ha chiuso in Borsa con un +3,29% a 23,24 euro. Adesso si attendono le decisioni di Autostrade sulla presentazione di una nuova richiesta di fusione con Abertis. Il presidente del gruppo, Gian Maria Gros-Pietro ha già fatto sapere che non intende inviare una nuova domanda. La fusione, quindi, potrebbe andare avanti senza la necessità di una nuova convenzione. Salterebbero quindi tutte le garanzie che erano state poste alla base del quinto atto aggiuntivo, come la necessità di far rimanere in mani italiane la concessione e il controllo sulla gestione e gli investimenti. Se così fosse, per Di Pietro sarebbe una debacle. Di Pietro ha difeso gli emendamenti davanti alle commissioni Bilancio e Finanze della Camera, dove è arrivato dopo essere stato ricevuto a Palazzo Chigi e ha appreso delle dimissioni del presidente dell'Associazione delle società concessionarie di Autostrade decise a causa dell'intervento «unilaterale» del governo, «senza alcun confronto costruttivo» con l'Aiscat. L'intervento, secondo Palenzona, «non risolve le problematiche emerse nell'ambito della Commissione Europea, provocherà inutili perdite al sistema e l'allontanamento degli investitori stranieri dall'Italia».