Matrimonio veneto per la Popolare Italiana
Un cda fiume, quello di ieri, cominciato intorno alle dieci del mattino e proseguito fino a tarda sera. Gli advisor Rotschild e Mediobanca hanno abbandonando la riunione intorno alle 18, lasciando aperto sul tavolo degli azionisti della banca guidata dall'ad Divo Gronchi, il dossier sulla scelta tra la Popolare di Verona e Novara e la Popolare dell'Emilia Romagna. Scelta strategica che oltre a segnare il futuro dell'istituto di credito che fu di Gianpiero Fiorani, porta alla creazione della terza banca del Paese. Scelta difficile, perché segnata da vedute diverse: da una parte i soci lodigiani che non avevano mai nascosto di prediligere il corteggiamento della Bper, dall'altra gli investitori istituzionali e il mercato che caldeggiavano l'aggregazione con la Bpvn in considerazione della solidità patrimoniale e della redditività superiore a quella delle altre Popolari. E ieri la scelta è caduta proprio sulla Popolare Verona e Novara. Dopo che, per rendere la pillola più appettibile, nei giorni scorsi i due pretendenti erano stati costretti a rivedere verso l'alto le proprie offerte. Si era parlato di nuove proposte di governance e di prezzi ritoccati di qualche punto percentuale. Sullo sfondo, il timore che la scelta potesse slittare ancora e le attese del mercato in relazione a possibili re-ingressi come la Popolare di Milano di Roberto Mazzotta. Ora la banca veronese guidata da Fabio Innocenzi dovrà comunque guadagnarsi il via libera dell'assemblea dei soci - in programma, presumibilimente, per dicembre - dove con il meccanismo del voto capitario dominano i piccoli azionisti ancorati al territorio. Solo allora si deciderà il destino reale della Popolare Italiana. La Bpvn, presieduta da Carlo Fratta Pasini, vanta una rete di oltre 1100 sportelli situati principalmente in Veneto e nell'Italia del Nord. Il gruppo nasce nel 2002 a seguito della fusione tra la Banca Popolare di Verona-S.Geminiano e S.Prospero e la Banca Popolare di Novara, ma le sue radici affondano nella Banca Mutua Popolare di Verona, fondata nel 1867, fra le banche popolari (ha oltre 53.000 azionisti) è la settima in ordine di tempo. Del gruppo fa parte anche il Credito Bergamasco, quotato a Piazza Affari e Banca Aletti. Sul fronte dei conti l'istituto ha chiuso il primo semestre con una crescita dell'utile a 397 milioni di euro (+36,7%) e un margine di interesse di 646,8 milioni. La raccolta diretta è salita del 3,9% a 44,6 miliardi, mentre quella indiretta è rimasta stabile a 73,6 miliardi. Il Roe è pari al 21,1%. In Borsa, infine, dov'è quotata dal 1998, capitalizza circa 8 miliardi di euro. Intanto, ieri mentre gli occhi erano puntati su Lodi, è arrivata la smentita sulla cessione di Bipielle Bank Suisse. «È in atto il progetto di valorizzazione», recitava un comunicato che definiva le indiscrezioni di stampa sulla sua cessione da parte di Banca Popolare Italiana «notizia destituita di fondamento». «Il piano di rilancio dell'Istituto - si legge nella nota - si inserisce nella riqualificazione del core business nel settore del private banking di gruppo, come approvato dai consigli di amministrazione della Banca Popolare Italiana e di Bipielle Bank Suisse, che ha già provveduto a rinnovare il board a partire dallo scorso luglio».