Agricoltura a caccia di nuovi mercati
Questa la priorità evidenziata dal Ministro De Castro e ribadita dal Presidente di Confagricoltura Federico Vecchioni, durante l'incontro che ha visto riuniti ieri a Roma le principali imprese del settore con gli esponenti delle Istituzioni interessate. La quota che ad oggi viene destinata alle esportazioni, pari al 15% della produzione totale, è un limite troppo basso, ed è per questo che l'appello lanciato dal Ministro delle politiche agricole suona come un grido d'allarme affinché presto vengano costituiti consorzi e gruppi d'impresa in grado di supportare il made in Italy sui nuovi mercati esteri. È infatti la dimensione troppo piccola delle imprese agricole del nostro Paese, insieme alla mancanza di un soggetto italiano della grande distribuzione, a minare lo sviluppo della produzione agricola italiana fuori dai confini dell'Ue. Così, l'incremento del +6,1% registrato nel 2005 per l'export agricolo italiano, è un dato che deve essere migliorato ulteriormente, soprattutto per poter garantire alla produzione nostrana nuova domanda in grado di assorbire l'elevata offerta di questi anni, fugando così il rischio di una caduta dei prezzi, che altrimenti verrebbe causata da un'eventuale eccesso di merce sul solo mercato interno. I dati relativi al primo semestre del 2006, confermano le tendenze al rialzo della nostra bilancia commerciale agricola, con un +8,3% di produzione esportata. Anche se il 70% delle esportazioni italiane è destinato pressoché ai Paesi dell'Unione Europea, mercati quali Cina, Russia e Tunisia, rappresentano oggi importanti aree geografiche che negli ultimi anni stanno ben rispondendo alle offerte provenienti dai produttori italiani, soprattutto nel settore vinicolo e della pasta. Nel 2005, l'export agricolo italiano nell'ex-Unione Sovietica, ha segnato un +26,6%, attestando il fatturato a quota 282 milioni di euro. Aumento meno dimensionato quello relativo all'export con la Cina, che con un +16,4% rispetto all'anno precedente, dati però, che pongono le basi per una tendenza al rialzo nei prossimi anni. Apprezzati in questo caso, la produzione vinicola, quella degli oli e della frutta. Per ultimo, altro significativo incremento di export agroalimentare italiano ha riguardato la Tunisia, con un aumento di circa il 70% di esportazione effettuata negli ultimi due anni. L'importanza di questi mercati è stata più volte sottolineata anche dallo stesso Presidente di Confagricoltura, che non ha mancato di sottolineare l'importanza di istituire accordi bilaterali che vadano oltre l'Unione Europea e che puntino a stabilire rapporti internazionali e corridoi di mercato tra l'Italia ed i singoli mercati stranieri. «È necessario cambiare l'approccio all'internazionalizzazione», questa la parola d'ordine pronunciata dal numero uno delle imprese agricole italiane, al fine di rendere il nostro settore agroalimentare, un soggetto capace di reggere in maniera solida la concorrenza sui mercati esteri. Si rende necessario così, un alleggerimento delle norme e dei vincoli comunitari, che limitano sempre più la propensione all'export. Infatti, come ribadito dallo stesso Vecchioni, a gravare sulle imprese italiane non sono solo barriere tariffarie basate sui dazi, ma anche altri ostacoli di ordine spesso sanitario e burocratico. Necessario infine per l'Italia, l'ausilio di una Grande Distribuzione con marchio Nazionale, sul quale al contrario, possono già da tempo contare altri importanti partner europei.