Gli sportelli di Bazoli al Credit Agricole
SanPaolo-Intesa, è il giorno della resa dei conti con gli spagnoli del Santander
E restano contrari ai valori dello scambio azionario dell'aggregazione tra SanPaolo Imi e Banca Intesa. Il Santander rimane fermo alla posizione già presa ufficialmente ribadendo di ritenere sfavorevole il concambio previsto dall'operazione. È quanto ha riferito ieri un portavoce della banca che rimanda a quanto l'istituto aveva fatto sapere all'inizio di settembre. In quell'occasione il Santander aveva comunque dichiarato di ritenere l'aggregazione con Milano la miglior opzione possibile per la banca presieduta da Enrico Salza. Il portavoce del Santander non ha poi voluto rispondere alle domande su quale sarà il comportamento nel cda convocato per oggi e se ci sarà un voto contrario alla fusione. Intanto il Credit Agricole rivoluziona la propria presenza in Italia e grazie all'accordo con Intesa, entra in possesso di una rete di 654 filiali che vale quasi 6 miliardi, prevedendo di rafforzarsi a breve con l'apertura di altre 100 agenzie. La Banque Verte mette sul piatto investimenti per 4,8 miliardi, compreso un aumento di capitale da 3 miliardi, e si trasforma in una vera multinazionale, visto che con le attività internazionali prevede ora di realizzare entro un paio d'anni più della metà dei propri margini netti. Da qui al gennaio prossimo, poi, Intesa e l'Agricole valuteranno se creare una piattaforma comune paneuropea nel risparmio gestito, in modo da combinare tutto il gruppo Caam (la società di gestione dei francesi), le attività italiane in cui Intesa ha fatto confluire Nextra e le attività di gestione del SanPaolo, Spimi Asset Management. Se l'intesa non andrà a buon fine, in base a un incrocio di opzioni di compravendita, entro novembre del 2007 la quota del 65% di Nextra ceduto lo scorso anno da Intesa potrebbe tornare agli italiani per gli 815,8 milioni originari (meno i dividendi versati, più gli interessi). L'accordo con Banca Intesa, che permetterà all'istituto di Giovanni Bazoli di procedere nella fusione con il SanPaolo Imi (l'Agricole è il primo azionista con il 17,8% e ha preannunciato voto favorevole), prevede in particolare il passaggio ai francesi del 100% della Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza (per 3,8 miliardi in contanti), del 76,05% di Friuladria (per 836,5 milioni) e di 193 sportelli che Intesa dovrà cedere nell'ambito dell'integrazione con Torino (per 1,33 miliardi). Nel capitale della Cariparma arriverà poi la fondazione omonima (a sua volta azionista di Intesa con il 4,3%), con una quota tra il 10 e il 20%. In queste ore è ancora in corso a Parma, intanto, un consiglio dell'ente emiliano chiamato ad approvare a sua volta l'operazione. Nell'istituto entreranno poi anche le casse regionali del Credit Agricole (10%). Alla fine la Banque Verte avrà tra il 70 e l'80% della cassa.