Alitalia, Cimoli passa all'attacco
Ad ammetterlo è il numero uno della compagnia, Giancarlo Cimoli, che prima di gettare la spugna lancia una lunga serie d'accuse a tutto il sistema aeroportruale, che sarebbe il vero colpevole della crisi dell'aviolinea. Cimoli ammette: «la progressiva erosione del capitale investito sarà ripetuta anche nel futuro, semmai con maggiore rapidità» anche perché più Alitalia vola più perde. Ma il suo è un j'accuse a tutto tondo, nei confronti di un mercato dove vige «la legge del più forte, del più spregiudicato, del più disposto ad operare contro la legge». Il presidente e amministratore delegato della compagnia è da mesi sotto il tiro dei sindacati. Gli ultimi dati della semestrale hanno messo in luce una perdita vertiginosa di 221 milioni di euro e il Governo ha preso le redini della situazione affidando ai ministeri competenti la cabina di regia sul piano di rilancio. Ma prima di essere messo all'angolo, Cimoli ha elencato tutte le strettoie che non permettono ad Alitalia di riprendere il volo: dalle difficoltà del mercato al forte potere di sindacati e aeroporti, dall'aggressività delle low cost (cresciute oltre il 20% al di là delle previsioni) alle discriminazioni dell'Enav, dalla scarsa sensibilità dell'Antitrust (che nega anche piccole acquisizioni) alla gestione frammentata e carente dell'Enac. Non solo. C'è anche l'incremento del prezzo del petrolio e l'impossibilità per la compagnia di assicurarsi contro la variazione dei prezzi perché non aveva le linee di credito necessarie. Il manager attacca anche le autorità fiscali, previdenziali e di controllo nazionali che permettono a stranieri di operare su tratte italiane con personale con contratto estero e quindi con contributi previdenziali e fiscalità più favorevoli. Ma Cimoli è convinto che l'azienda possa risorgere. Così, oltre alla denuncia, in un documento consegnato alla Commissione trasporti della Camera dalla compagnia aerea in vista dell'audizione dell'11 ottobre, il numero uno di Alitalia illustra le quattro linee d'azione necessarie che costituiscono «una prima iniezione di razionalità e legalità in un mercato che per anni sembra averne fatto a meno». E qui Cimoli indica cosa l'Alitalia può fare da parte sua per migliorare efficienza, qualità e produttività: cedere l'attività regionale a partner specializzati, coprire rotte di traffico turistico con partner low cost, cedere attività non core, consolidarsi con gli altri operatori domestici.