Catricalà mette i paletti all'intesa Eni-Gazprom
Ieri l'ad del Cane a Sei Zampe, Paolo Scaroni, ha ottenuto il via libera del suo cda per portare a termine le trattative e firmare gli accordi. L'unico e forse ultimo ostacolo, però, Scaroni rischia di ritrovarselo in casa. L'allarme per la possibilità che l'intesa presenti rischi per la concorrenza è arrivato ieri dal presidente dell'Authority Antonio Catricalà. Che dopo il bastone ha immediatamente mostrato la carota su un altro fronte, quello della cessione da parte dell'Eni del controllo di Snam Rete Gas, che va fatta, ma in condizioni di reciprocità con i partner dell'Unione europea. Sui contenuti dell'accordo con Gazprom - che sarà firmato a Mosca il 15 ottobre - vige il più stretto riserbo, segno che le trattative sono tuttora in corso, perlomeno sui dettagli dell'intesa. E la riunione del board Eni ieri a Tripoli, in Libia, oltre che per approvare la semestrale è stata l'occasione per fare il punto sullo stato delle trattative fra l'amministratore delegato dell'Eni Paolo Scaroni e il numero uno di Gazprom Aleksei Miller, che firmeranno l'intesa il 15 ottobre. Secondo il quotidiano moscovita Kommersant, i due manager lavorano a una joint-venture per portare ogni anno in Italia cinque miliardi di metri cubi aggiuntivi di gas russo (otto miliardi la capacità massima) attraverso un nuovo gasdotto, il Blue Stream 2, che entrerebbe in funzione nel 2012 passando sotto i fondali del Mar Nero e attraversando la Turchia. Un'ipotesi che figurerebbe «tra gli elementi del mosaico», così come «il rinnovo decennale del contratto di fornitura» che, secondo le prime indiscrezioni, potrebbe vedere un rinnovo dei contratti take or pay al 2027-2028. Di certo - sembra essere il segnale inviato dall'Authority - l'imminente intesa non potrà ricalcare quella precedente (poi bocciata proprio dall'Antitrust), magari con un pò di maquillage: «L'Antitrust deve vigilare perché percepisce dei segnali d'allarme - ha detto Catricalà -. Non credo che Gazprom verrà in Italia a fare concorrenza all'Eni». Un invito a un'accordo che comporti, in qualche misura, un'apertura del mercato, anzichè «veder prevalere elementi di collaborazione fra le due società». Sul fronte Snam Rete Gas, da cui in base alla normativa attuale l'Eni dovrebbe scendere al di sotto del 20% (dal 40% attuale) entro dicembre 2008, Scaroni ha invece motivo di essere soddisfatto. L'a.d. dell'Eni ha ribadito più volte di essere contrario alla cessione, che avrebbe indebolito la leadership europea dell'Eni. E ieri Catricalà ha decisamente ammorbidito la sua posizione, mostrando che, di fronte ai venti protezionistici che soffiano nel resto d'Europa, l'Italia pretende reciprocità con i partner europei. «La separazione proprietaria della rete del gas dovrà essere disposta solo se necessaria in relazione all'effettiva situazione del mercato e alle scelte degli altri Paesi europei», ha detto Catricalà. Ricordando che il ddl Bersani sull'energia prevede, «fra le varie misure», la separazione proprietaria, ma che questa «non è l'unica strada che viene indicata».