di PINO GIULIETTI LA DISOCCUPAZIONE diminuisce ancora.
E anche al netto dei fattori stagionali il dato si attesta al 7% (dal 7,3% del primo trimestre), il miglior risultato dal 1992, ovvero da quando esistono le serie storiche dell'Istat. Il numero degli occupati è salito così, per la prima volta, oltre i 23 milioni, con un aumento in termini assoluti di 536.000 unità (+2,4%). Una buona notizia per il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, alle prese in questi giorni con l'ipotesi di taglio al cuneo fiscale proprio per spingere le imprese ad assumere. Uno dei contributi fondamentali alla crescita è stato quello dei lavoratori immigrati: 162.000 in più rispetto al secondo trimestre del 2005, concentrati soprattutto al Nord (+104.000 unità, circa la metà dell'aumento registrato complessivamente dalle regioni settentrionali). Ma decisivo è stato anche l'impatto degli over 50 che hanno deciso di rinviare la pensione: la crescita tra gli ultracinquantenni è stata di 242.000 occupati. Continua infine anche la crescita del lavoro a contratto: tra la popolazione italiana con meno di 50 anni i lavoratori a tempo determinato sono infatti aumentati di 120.000 unità. Il calo della disoccupazione è stato diffuso in tutto il territorio, ma, nonostante la riduzione, il Mezzogiorno continua ad arrancare rispetto al resto dell'Italia. Il tasso di senza lavoro è al Sud quasi il doppio della media nazionale: dal 3,4% del Nord si passa infatti al 5,9% del Centro, fino al 12% delle regioni meridionali, dove è quasi nullo l'apporto alla crescita dei lavoratori immigrati. Di passi avanti rispetto al 14% del secondo trimestre dello scorso anno ne sono stati fatti (la Coldiretti sottolinea in particolare la crescita del settore agricolo), ma il divario continua a farsi sentire. Da qui una certa preoccupazione dei sindacati, che, nonostante il dato «promettente» nel suo complesso, evidenziano «numerose ombre e anomalie» nella qualità dell'occupazione. L'aumento degli occupati, sottolinea Marigia Maulucci, segretario confederale della Cgil, è dovuto in gran parte alla «regolarizzazione degli immigrati» e al permanere di una «quota consistente di precarietà». L'incidenza dei lavoratori a tempo determinato sul totale dei dipendenti è infatti aumentata dal 12,4% del secondo trimestre 2005 all'attuale 13%. Decisamente soddisfatti invece dell'andamento dell'occupazione sono gli esponenti dell'opposizione che difendono la legge Biagi: la rilevazione Istat, sottolinea l'ex sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi, «ci conferma inesorabilmente che la legge Biagi funziona, eccome».