«Riscriviamo le concessioni autostradali»
Questo l'obiettivo cui punta Di Pietro, ha spiegato lo stesso ministro nel corso di due audizioni ieri al Senato e alla Camera, per superare «le clausole insostenibili vigenti nell'attuale sistema di concessioni autostradali, e fortemente penalizzanti per gli interessi pubblici e dei consumatori». Nella convenzione-tipo che il ministro sta riscrivendo, assieme a nuove regole anche per quanto riguarda gli introiti da subconcessione, trovano posto «nuovi parametri per il Roe (Return on equity) che consentano una maggiore equità del rapporto tariffe-investimenti, e una gradualità sanzionatoria applicabile: attualmente, in caso di inadempienza, esiste solo la decadenza della concessione, di fatto impossibile da applicare», ha detto. Modelli negativi da superare, il quarto atto aggiuntivo di Autostrade per l'Italia, «firmato dall'Anas illegittimamente con 4 giorni di anticipo sulla delibera Cipe il 23 dicembre 2002, e il famigerato art. 21 inserito nel Milleproroghe per sanare il tutto un anno dopo». Un «meccanismo diabolico in base al quale Autostrade ha incassato extraprofitti per 500 milioni di euro nel quinquennio 2003-2008», e sul quale ora Di Pietro ha avviato un'istruttoria per «accertare se non vi sia un arricchimento senza causa, in violazione della concessione». Obiettivo: stoppare il meccanismo che «ha permesso di moltiplicare profitti e dividendi, da oggi al futuro. Se ne avessimo l'opportunità, anche da domani mattina». Gli extraprofitti di Autostrade derivano dalla mancata riparametrazione del Roe che, ha sottolineato il ministro, nel 1997 era pari all'8,7%, salito nel 2001 al 28%. «Abbiamo il diritto di richiedere i soldi indietro o dobbiamo guardare solo il futuro?», ha chiesto il ministro. Dati alla mano, Autostrade per l'Italia avrebbe dovuto realizzare a fine 2005 investimenti per 4 miliardi e 72 milioni di euro, invece ne ha realizzati solo per 2 miliardi e 212 milioni di euro. Sul totale delle 22 concessionarie, gli investimenti non realizzati a fine 2005 ammontano a 2,6 miliardi, ha conteggiato ancora. Inoltre, quando ha assunto la concessione, Autostrade controllava il 51% del mercato, per 2.866 chilometri. Oggi, a seguito di una serie di acquisizioni e partecipazioni, il gruppo controlla quasi il 70% di chilometri totali. Ma nella giornata di audizioni-fiume del ministro hanno trovato posto altri nuovi spunti sulla complessa vicenda Autostrade-Abertis. Di Pietro ha detto di attendere con favore un eventuale responso del Commissario al Mercato interno McCreevy volto a superare la clausola del conflitto di interessi per i costruttori nel capitale delle concessionarie. Infine, il ministro ha detto di avere «le idee ben chiare anche sulle subconcessioni. Dove sta scritto - ha spiegato - che la concessione di Autostrade si estende anche alla gestione di ciò che non è rete autostradale? Ad esempio la pubblicità, che frutta milioni di utili. Non è scritto da nessuna parte».