Intesa con Sonatrach per le esplorazioni nel Mali
Almeno fino alla firma dell'accordo, in programma per il 15 ottobre. L'amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, si limita solo a confermare che quella siglata con il numero uno di Gazprom, Aleksei Miller, è un'intesa che abbraccia «ogni aspetto del business del petrolio e del gas, sia upstream che downstream». È invece di petrolio che l'ad, per ora, preferisce parlare. Scaroni ha spiegato che Eni rafforzerà la sua produzione di greggio attraverso una joint venture con l'algerina Sonatrach per le esplorazioni petrolifere nello stato africano del Mali. E ha spiegato che lo slittamento al 2009-2010 (dalla data inizialmente fissata al 2008) dell'inizio della produzione nel giacimento di Kashagan, in Kazakistan, potrebbe portare a costi superiori alle attese, ma comunque non inciderà sui risultati finanziari di quest'anno. Non preoccupa neppure la situazione venezuelana: per Scaroni infatti l'uscita dal giacimento di Dacion, dopo la ri-nazionalizzazione delle compagnie petrolifere voluta dal presidente Hugo Chavez, dovrà comportare semplicemente la restituzione del «valore economico dei nostri asset o qualcosa di equivalente per quanto riguarda la nostra presenza nel mercato petrolifero del Paese». Sul fronte russo invece, in base all'intesa, Gazprom dovrebbe avere accesso al mercato italiano del gas e utilizzare le tecnologie avanzate del gruppo italiano nella raffinazione, in cambio di un rinnovo decennale dei contratti di fornitura oltre all'accesso, per Eni, all'estrazione della materia prima dalle cospicue riserve russe. Ma restano ancora sconosciuti alcuni dettagli dell'intesa di massima raggiunta appena due giorni fa a Mosca. Ma la Russia è nel mirino anche su un altro versante. Parallelamente ai negoziati fra Scaroni e Miller, infatti, l'Eni si prepara a partecipare, in consorzio con l'Enel e il partner russo Esn, alla gara per aggiudicarsi Arktikgas, società del moribondo gigante energetico russo Yukos che estrae petrolio e gas negli Urali.