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L'operazione ha convintole agenzie internazionali Standard&Poors' ha migliorato il rating della banca di Bazoli

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Così sia le azioni del gruppo milanese sia quelle dei torinesi hanno lasciato sul terreno l'1,5% del loro valore. A spingere per i realizzi sono stati però in parte i timori del mercato sul valore del concambio azionario ritenuto inadeguato dagli spagnoli del Banco Santander, soci forti dell'istituto presieduto da Enrico Salza. Meno pretese ha invece avanzato l'altro partner straniero in gioco, il Credit Agricole, socio di Intesa che è pronta a farsi sotto per ottenere gli avanzi del matrimonio, e cioè gli sportelli in esubero a integrazione avvenuta. Un nodo che ha messo i sindacati in allarme. L'operazione ha convinto comunque l'agenzia Standard & Poor's, che ha posto sotto osservazione in vista di un possibile rialzo il rating assegnato a Banca Intesa (A+), mantenendo invariato il merito del credito assegnato al SanPaolo (AA-). Moody's, invece, ha deciso di non modificare il rating, che per entrambe le banche è Aa3 con outlook stabile. Intanto già oggi l'amministratore delegato di Banca Intesa, Corrado Passera, potrebbe recarsi alla Consob per illustrare i termini dell'operazione. Mentre ieri il presidente del gruppo di Torino, Enrico Salza, ha incontrato i principali manager della banca, affiancato dall'amministratore delegato Alfonso Iozzo e dal direttore generale Pietro Modiano, per comunicare i dettagli dell'operazione. Tra l'altro Salza, ripercorrendo i tempi al fulmicotone dell'accordo con Milano ha ribadito che in consiglio sabato - dopo i dubbi iniziali e le successive spiegazioni degli advisor - anche i valori del concambio sono stati approvati all'unanimità. Eppure le dichiarazioni giunte da Madrid sembrano testimoniare delle pressioni sui valori di scambio, benchè non sia ancora chiaro come eventuali revisioni potranno concretizzarsi. Il Santander (al 4,2% del nuovo aggregato) ha infatti fatto sapere in una nota di ritenere che il valore del SanPaolo non è «sufficientemente riflesso nel rapporto di concambio azionario». Certo, l'unione con Intesa è «la miglior operazione che si poteva realizzare», hanno sottolineato gli spagnoli, ma «a tempo debito» verrà deciso che fare della quota. Secondo la stampa iberica, comunque, il Santander (oggi all'8,4% del SanPaolo) finirà col vendere, pur senza fretta. Se tra i delusi del concambio sul SanPaolo si dovesse segnalare anche l'omonima Compagnia (al 14,2% della banca, avrà il 7% del futuro aggregato), i nodi potrebbero venir al pettine lunedì 4 settembre nel corso di un comitato di gestione della fondazione, in cui i politici locali promettono di sollevare il tema della tutela degli interessi di Torino. E una implicita richiesta di ragionare sui concambi è arrivata anche dall'Ifil, azionista la 5% del SanPaolo (avrà il 2,4% del nuovo aggregato). «Com'è noto abbiamo dato parere favorevole all'operazione», ha ricordato la finanziaria, precisando però di voler leggere «con interesse i risultati della due diligence non appena saranno disponibili». Sul fronte milanese, intanto, sembra emergere una chiara volontà dei soci dell'Agricole, primo azionista del futuro aggregato con il 9,1%, di venir coinvolto nel probabile riassetto che seguirà la fusione, con una sorta di prelazione sugli sportelli che dovranno venir ceduti, anche se con marchi diversi come ad esempio Cariparma o Friuladria.

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