Il commento
La prima volta è stata la questione della forza di pace (o di pacificazione) in Libano: Prodi ha fatto il grande (o meglio il gradasso) senza tenere conto di difficoltà militari (e di guerriglia) e di vincoli (di bilancio pubblico). Ora se tutto andrà bene, condivideremo onori e oneri proprio con quei francesi di cui avevamo detto (con una punta di arroganza) di voler prendere il ruolo. Adesso, il futuro della «sua banca» (se tale dovesse essere l'istituto che dovrebbe nascere dalla fusione del Sanpaolo-Imi e di Banca Intesa) dipende da un gioco complesso, a più livelli, le cui carte chiave sono nelle mani degli stranieri. Davvero strano modo di dare vita a un «campione nazionale»! Se Crédit Agricole e Santander Central Hispano non convergono con il progetto, si restringerà non tanto il capitale azionario ma soprattutto la rete di rapporti internazionali in una fase in cui l'ondata di fusioni è sempre più transnazionale (per entrare in nuovi mercati): lo dicono a tutto tondo Eileen Fumagalli e Helder Vasconcelos (ambedue della Bocconi) nel Cper discussion paper N. 5601 uscito in questi giorni e l'ultimo documento sul tema dell'Economist Intelligence Unit. Facciamo quattro conti. Senza i due partner stranieri, le attività nel nuovo istituto (se verrà creato) saranno circa 50 miliardi di euro, un'inezia rispetto ai mille miliardi di euro del Crédit Agricole e degli 800 miliardi di euro sfiorati dal Santander. Non sarebbe certamente difficile chiamare alcuni degli istituti italiani che sarebbero esclusi (si veda l'editoriale de Il Tempo del 25 agosto) a colmare il divario con una partecipazioni di miliardi di euro (o giù di lì). Si aprirebbe, però, un risiko tutto nostrano in cui si intrecciano finanza, economia, tecnica e la parte bella della politica (quella correntizia). Un risiko di cui nessuno (tanto meno Romano Prodi) controlla l'esito. Più importante della diecina (o dozzina) di miliardi di euro è la perdita della rete internazionale che, tramite partecipazione importanti, Crédit Agricole e Santander hanno nei mercati più dinamici - ad esempio quello cinese dove nei prossimi cinque anni dovrebbe fiorire un quarto dei nuovi servizi finanziari mondiali. Secondo l'International Herald Tribune del 25 agosto, le due banche straniere hanno spesso espresso il loro dissenso nei confronti del management di Sanpaolo-Imi e di Banca Intesa, ma da soci minoritari di banche , a loro giudizio, piuttosto piccole non hanno mai alzato la testa. Ora pare siano po' inalberate. Un influente esponente della City ha detto che strombazzare il plauso del Governo (e delle testate ad esso vicine) prima ancora della riunione dei Cda è un comportamento da "gentlemen from overseas" (in gergo romano, da cafoni). A Parigi hanno affermato che studieranno le carte con cura prima del CdA. Tale e quale il gelido commento del Santander. Quale che sarà l'esito, non lo si saprà che tra diverse settimane. Prodi avrà anche questo cerino tra le dita mentre il sinedrio dell'Unione litiga su una manovra di finanza pubblica per nulla facile.