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di FILIPPO CALERI LA CROCIATA contro la legge Biagi, quella di riforma del mercato del lavoro, è partita.

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Così ieri mentre il ministro del Lavoro, Cesare Damiano ha spiegato che lo strumento va modificato solo nelle parti che non funzionano, il collega di governo, il sottosegretario all'Economia, Paolo Cento ha espresso in maniera molto chiara la sua idea: «La legge Biagi è da cancellare» perché «ha moltiplicato precarietà sottraendo diritti e tutele al mondo del lavoro, e per un governo di centrosinistra dovrebbe essere punto irrinunciabile la sua cancellazione». Sarà stata forse questa non lieve divergenza di idee a creare una confusione di metodo e a far scatenare le truppe degli Ispettori del Lavoro che, martedì scorso hanno visitato una delle più grosse società di call center italiane, la Atesia del gruppo Almaviva, e hanno ingiunto ai vertici aziendali l'assunzione di 3.200 lavoratori impiegati con la formula del lavoro a progetto. Una vicenda che rischia di mettere a repentaglio migliaia di posti di lavoro e il confronto avviato tra governo, aziende e sindacati sui contratti nei call center. Gli ispettori insomma desiderosi forse di assecondare il nuovo corso di Damiano, che aveva annunciato controlli nel settore solo a partire da settembre, hanno portato però allo scoperto le differenze di pensiero sul tema del lavoro nella maggioranza. All'anatema lanciato da Cento contro la legge Biagi ha fatto da contraltare la cautela del responsabile del ministero di via Flavia che, sul caso della Atesia, ha in parte sconfessato i suoi stessi uomini. «Il problema di questa azienda è un problema antico, ed è precedente alla circolare del mio ministero: mi riservo di esaminare i documenti», ha detto Damiano, che ha tuttavia confermato le finalità delle sue direttive che dovranno riguardare 250 mila persone in 700 aziende. «Il criterio fondamentale per distinguere è il lavoro subordinato per gli inbound (come i contact center veri e propri) e il lavoro parasubordinato per gli outbound (chi fa ricerca di mercato o in generale promozioni commerciali)», ha detto il ministro che ha aggiunto: per Atesia «il ministero agirà sulle indicazioni contenute nella circolare». La vicenda, tuttavia, ha già alimentato il dibattito tra quanti plaudono la decisione degli ispettori e quanti la giudicano imprudente. Il segretario confederale dell'Ugl Nazareno Mollicone, ha giudicato «poco credibile che i più dei tremila lavoratori abbiano ciascuno un progetto da svolgere e non siano, piuttosto, dei dipendenti legati alla nuova catena di montaggio costituita oggi dai call-center». Più caute alcune rappresentanze dell'azienda che puntano soprattutto a portare a casa l'accordo per l'assunzione di nuovi 3 mila precari. «Atesia continui ad attuare il piano di stabilizzazione dei dipendenti, così come concordato», ha chiesto la Uilcom. La circolare di Damiano era diretta a chiarire la posizione dei lavoratori dei call center cercando di distinguere le posizioni di collaboratori e dipendenti», ha spiegato l'ex ministro del Lavoro Tiziano Treu, secondo il quale, però, l'iniziativa «sembra smentita da un intervento dell'ispettorato che interviene in modo indifferenziato». Un intervento bollato invece come «ideologico ed estremista» dal presidente della commissione Attività produttive della Camera, Daniele Capezzone che teme si possano così «mettere a rischio 250mila posti di lavoro». Capezzone considera «apprezzabile» la prudenza di Damiano, ma preannuncia un'interrogazione sulla vicenda zanche per evitare che il Governo si faccia imporre la linea e la direzione di marcia da chi, come l'Ispettorato del lavoro, ha aperto una vera e propria crociata in modo, a dir poco, imprudente».

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