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Di Pietro vincola i pedaggi di Autostrade

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I gestori dovranno versare in un fondo ad hoc la parte dei ricavi destinata agli investimenti sulle tratte

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Ieri l'ex magistrato di Mani Pulite ha risposto alle affermazioni del presidente del gruppo, Gian Maria Gros Pietro che nei giorni scorsi aveva dichiarato che la fusione con la spagnola Abertis sarebbe stata un'opportunità per il Paese. Non così per Di Pietro secondo il quale l'operazione sarebbe fatta più nell'interesse di Ponzano Veneto che di quello dei cittadini. Alla prima bacchettata però se ne è aggiunta anche una seconda sul tema delle risorse che dai pedaggi avrebbero dovuto essere destinate agli investimenti. Una pratica poco seguita però dal gruppo Autostrade e dagli altri concessionari stradali italiani. Così ieri il ministro ha ribadito: «Ho chiesto ad Autostrade per l'Italia così come alla totalità delle altre concessionarie che la quota del pedaggio destinata agli investimenti sia versato in un fondo vincolato». Il suo intervento nel corso della trasmissione radio Baobab, si riferiva al tavolo in corso con le 25 società concessionarie per la revisione delle convenzioni. «Non è possibile - ha detto il ministro - che il consumatore paga un pedaggio e poi le società ci fanno finanza. I due miliardi di euro di Autostrade erano destinati a fare investimenti e non è stato così». Di Pietro - che ha definito la società che fa capo ai Benetton «la migliore tra le 25 concessionarie» e la promessa sposa Abertis, «una signora società, magari ce ne fossero» - ha ribadito la necessità di rivedere l'intero sistema concessionario, definendolo allo stato attuale «un pozzo di San Patrizio». Anzi e meglio «il sistema delle concessioni si sta rivelando un autentico buco nero nel nostro Paese e a rimetterci è il consumatore e il contribuente» ha aggiunto il responsabile del dicastero di Porta Pia. Che ha anche ribadito la necessità di rivedere le convenzioni introducendo delle sanzioni.

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